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Gli enormi impatti ambientali delle guerre (e di tutto ciò che ci gira attorno)

guerre ambiente
via PxHere. CC0 Domaine public

di Matteo Grittani

(Rinnovabili.it) – La guerra uccide anche l’ambiente, e lo fa in modi e tempi di cui l’opinione pubblica spesso non è informata. Il problema, tuttavia, esiste, tanto che le Nazioni Unite hanno stabilito una Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra e conflitto armato, che si celebra ogni anno il 6 novembre, dal 2001. Con questo approfondimento a episodi, proveremo a esaminare ciò che a oggi la comunità scientifica ha accertato sul tema. I danni ambientali che in ogni momento e in ogni luogo vengono causati dalla guerra o da fatti e attività ad essa collegati. Si, perché le guerre inquinano e distruggono l’ambiente molto prima che scoppi il primo colpo. 

Non c’è bisogno che “scoppi” per inquinare

Quando pensiamo alla guerra, qualsiasi guerra, ci vengono subito in mente le città, i grandi centri logistici, le stazioni e gli aeroporti. Pensiamo alla tremenda invasione dell’Ucraina, l’ultima guerra in ordine cronologico che affligge l’umanità (ve ne sono oggi altre 169, anche se non godono della stessa copertura mediatica e partecipazione da parte dell’opinione pubblica, come ricorda ogni giorno Marco Tarquinio, direttore di Avvenire). Fin dal primo giorno in cui Putin annunciò l’attacco, i nostri occhi sono puntati sulle grandi città ucraine. Forse qualcuno ricorderà persino, nelle primissime ore, una webcam puntata 24h su 24 su Piazza Maidan, la piazza centrale di Kiev, mentre l’esercito russo minacciava di prendere la capitale.

In Ucraina come in molte altre occasioni, nel nostro immaginario le guerre sembrano combattersi solo nelle metropoli, dove la densità di popolazione è maggiore, così come i danni che l‘aggressore può causare, e allo stesso tempo ci sono più probabilità di organizzare una resistenza da parte dell’aggredito. Ma come arrivano i tank in città? Come si spostano le centinaia di tonnellate di armi pesanti necessarie per l’assalto? Quanti chilometri quadrati di terreno ci vogliono per organizzare l’artiglieria o l’aviazione? E ancora, quanto mare serve per far navigare le flotte di portaerei, corvette e fregate? La realtà è che le guerre scaricano sull’ambiente un peso impressionante, anche prima di scoppiare. A ben vedere le guerre hanno impatti enormi sull’ambiente anche senza che scoppino. Pensiamo a quanto possa essere sostenibile la “costruzione” di un esercito. Metalli comuni, terre rare, acqua e idrocarburi. Sono questi i mattoni primari di una grande armata, qualsiasi lingua parlino i suoi uomini. I veicoli su terra, le navi e gli aerei hanno bisogno di energia per funzionare, e questa energia è nella stragrande maggioranza dei casi sotto forma di petrolio, fonte fossile con bassissima efficienza, inquinante, ma comoda da trasportare.

Quanto consuma un esercito (anche senza sparare)?

A questo punto allora cerchiamo di capire quanto e come inquina l’ambiente un’armata, un grande esercito di una superpotenza. Va detto, non sono molti i dati presenti in letteratura scientifica per ovvi motivi, ma un ordine di grandezza ce lo offre uno studio della Royal Geographical Society (RGS), che ha stimato l’impronta carbonica della più grande forza armata del mondo: lo U.S. Army, l’esercito degli Stati Uniti. Secondo i calcoli di RGS, ente scientifico britannico tra i più autorevoli, e “occidentalissimo”, quindi, per così dire, al di sopra di ogni sospetto, nel 2017 (ultimo dato disponibile), l’armata Usa ha consumato 270 mila barili di petrolio ed emesso oltre 25 milioni di tonnellate di CO2. Cifre astronomiche, se pensiamo che nello stesso lasso di tempo considerato – un anno – Nazioni come Austria o Grecia consumano più o meno allo stesso livello.

In altre parole, il più grande esercito del mondo consuma ogni giorno la stessa quantità di energia di Paesi industrializzati di 8 e 10 milioni di persone. Ma una cosa stupisce su tutte: l’esercito Usa (come evidentemente anche altri eserciti di simile importanza), consuma così tanto anche se impiegato solamente in guerre locali e in operazioni di addestramento. Insomma, più di un banale mantenimento delle truppe e un aggiornamento degli armamenti, ma nessuna guerra su larga scala. Tutto ciò ha un impatto sull’ambiente incalcolabile. Si pensi poi alle aree del Pianeta completamente dedicate a esercitazioni o ad altri scopi militari: si tratta di una quota che oscilla tra l’1 e il 6% della superficie terrestre. In vari casi al loro interno si trovano zone ricche di biodiversità e di capitale ecologico, che durante le esercitazioni viene danneggiato. Dagli habitat marini a quelli terrestri, inquinamento luminoso, acustico e chimico: la striscia nera della guerra danneggia il Pianeta già prima che scoppi. 

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