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ILVA: tribunale di Taranto condanna 27 ex dirigenti per morti amianto

ILVA: tribunale di Taranto condanna 27 ex dirigenti per morti amianto(Rinnovabili.it) – Sono in tutto 27 le condanne emesse nei confronti degli ex-dirigenti dell’ILVA per i lavoratori morti a seguito dell’esposizione all’amianto e ad altri fattori cancerogeni. Il tribunale di Taranto ha emesso la sentenza di primo grado confermando l’accusa di omicidio colposo degli imputati. Dal processo, infatti, è emersa l’assenza o la grave negligenza nel disporre misure di sicurezza per preservare la salute dei lavoratori nello stabilimento dalle pericolosissime fibre dell’asbesto che hanno causato diversi decessi accertati per tumore o mesotelioma, patologie di cui soffrono ancora altri ex operai. Nel corso degli anni – il periodo in questione è sia quello di gestione pubblica (la vecchia Italsider) che privata –  gli operai non furono mai formati ed informati sui rischi dell’asbestosi, né tantomeno ricevettero sufficienti visite mediche e tutele. Per 28 operai dei 31 i casi esaminati il giudice di Taranto, Simone Orazio, ha quindi riconosciuto il nesso di causalità tra decesso ed esposizione all’amianto.

 

“Non è una sentenza storica – ha dichiarato il procuratore di Taranto Franco Sebastio  – sono slogan usati dai giornalisti. Pur ribadendo che è solo una sentenza di primo grado e che vige la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, dobbiamo riconoscere che questa sentenza stabilisce quantomeno che la procura non ha commesso errori nella costruzione delle indagini”.

 

LE CONDANNE La pena più alta, 9 anni e mezzo di reclusione, è stata inflitta all’ex direttore dell’Italsider Sergio Noce. Nove anni e due mesi ad Attilio Angelini, 9 anni a Giambattista Spallanzani, entrambi direttori dello stabilimento ai tempi dell’Iri, così come a Girolamo Morsillo; 8 anni e sei mesi a Giovanni Gambardella, Giovanni Gillerio, Massimo Consolini, Aldo Bolognini e Piero Nardi, dirigente dell’azienda con la gestione pubblica.  Otto anni di reclusione per Giorgio Zappa, ex direttore generale di Finmeccanica, e 6 anni a Fabio Riva e all’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, entrambi coinvolti anche nell’inchiesta per disastro ambientale. Non c’è più tra gli imputati Emilio Riva, scomparso il 30 aprile scorso, mentre è stato assolto Hayao Nakamura, prima consulente dell’Ilva pubblica essendo manager della Nippon Steel, poi divenuto per un breve periodo amministratore delegato della stessa Ilva pubblica. Sono state riconosciute inoltre provvisionali nei confronti delle parti civili: l’Inail (3,5 milioni di euro), la Fiom Cgil, la Uil e i familiari di alcune vittime.

 

UNA NUOVA INCHIESTA In attesa di conoscere il futuro dell’Ilva, dopo l’incontro di Milano tra il commissario Bondi e la famiglia Riva, la Procura di Taranto ha aperto una nuova inchiesta alla ricerca del nesso di causalità fra patologie tiroidee e tumorali segnalate nel reparto di carpenteria dello stabilimento e l’inquinamento del polo siderurgico. Qui infatti, stando alle segnalazioni fatte da lavoratori e dalla Fiom Cgil, si sarebbero verificati diversi decessi, ultimo dei quali quello di Nicola Darcante, 39 anni, operaio dell’Officina centrale di manutenzione-carpenteria dello stabilimento. Secondo un esposto presentato settimane fa dalla Fiom Cgil al Dipartimento di prevenzione dell’Asl, a Spesal, Arpa e Ordine dei medici, nel reparto in questione, solo negli ultimi mesi, si sono verificati ben sei casi di tumore e di disfunzione tirodee.

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