L’associazione ambientalista, che ha da sempre seguito la vicenda, ritiene che quello della Magistratura sia un atto dovuto anche se arrivato con un po’ di ritardo
“La “condanna” dell’ILVA – si legge nella nota stampa diffusa oggi dall’associazione – si chiama morte perché a questo sono destinati quelli che sono continuamente esposti a carichi inquinanti verso i quali ci sono stati interventi tardivi e non ancora sufficientemente efficaci. La magistratura, venti anni dopo l’inizio del caso, ha attuato un atto dovuto dopo lunghissime indagini e perizie. Certamente tutto ciò doveva arrivare ben prima, visto che l’area industriale dell’ILVA è stata dichiarata prima sito a alto rischio ambientale e poi sito di bonifica di interesse nazionale senza che, prima di tutto la proprietà, avviasse un processo di risanamento e riconversione industriale”.
Anche per il Sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, la decisione della magistratura rappresenta lo stimolo per guardare avanti ed essere più ottimisti per il futuro. «Adesso – ha dichiarato in un’intervista a “La Stampa” – dopo aver accertato che quella industria inquinava e produceva morti, possiamo voltare pagina».