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Ilva, nuova indagine per traffico internazionale di rifiuti

L'inchiesta riguarda 4 spedizioni di loppa d'altoforno verso il Brasile, effettuate nel 2012. Sarebbero avvenute "in assenza delle garanzie e delle formalità previste dalla normativa dello Stato ricevente"

Ilva, nuova indagine per traffico internazionale di rifiuti

 

(Rinnovabili.it) – Nuovo ciclone giudiziario per l’ex amministrazione Ilva. A pochi giorni dalla ripresa del processo “Ambiente Svenduto”, la procura di Taranto ha aperto una nuova indagine su un presunto traffico internazionale di rifiuti che vedrebbe coinvolti gli ex direttori dello stabilimento, Adolfo Buffo e Luigi Capogrosso.

 

L’accusa sostiene che nel 2012, quando il polo siderurgico era ancora di proprietà della famiglia Riva, siano state effettuate “plurime spedizioni transfrontaliere di rifiuti” verso il Brasile “in assenza delle garanzie e delle formalità previste dalla normativa dello Stato ricevente”.

Nel dettaglio, l’inchiesta, condotta dal pm Lanfranco Marazia, riguarda quattro spedizioni transfrontaliere di rifiuti costituiti dalla loppa d’altoforno, un sottoprodotto del processo di produzione della ghisa che se non riciclato in edilizia, è smaltito con il codice CER 100201 “rifiuti da trattamento delle scorie”. Le presunte violazioni riguardano la classificazione del materiale: l’Ilva ha classificato la loppa come un “sottoprodotto”, per la Polizia provinciale invece si tratta a tutti gli effetti di un rifiuto e per questo si contesta l’assenza di documentazione.

 

Secondo la procura e la polizia provinciale, la prima spedizione – un carico di 50mila tonnellate – risalirebbe a solo un mese prima del sequestro senza facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo e dei primi arresti dell’inchiesta per disastro ambientale. Altre due spedizioni, rispettivamente di 50mila e 70mila tonnellate seguirono a settembre. La quarta e ultima spedizione avvenne a novembre del 2012 per altre 50.000 tonnellate di rifiuti con gli impianti già posti sotto sequestro. Dall’indagine emergerebbe dunque che l’Ilva,  in amministrazione straordinaria dal 2015 e oggi in via di cessione, abbia continuato a spedire fuori dai confini italiani rifiuti, nonostante l’intera dirigenza fosse allora inquisita.

Capogrosso e Buffo sono tra i 47 imputati a giudizio nel processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva, che riprenderà domani in Corte d’Assise. Le accuse gravissime formulate dalla procura di Taranto sono di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.