Töpfer: “Senza suoli fertili la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà e la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici non saranno raggiunti”
(Rinnovabili.it) – Al fine di garantire la sicurezza alimentare migliorare le condizioni del suolo e garantirne il rispetto sembra essere uno dei percorsi più razionali. Dal suolo infatti deriva il 90% della produzione alimentare globale e con un abitante del pianeta su 8 che soffre la fame la ristrutturazione del sistema di gestione del terreno agricolo è ormai di fondamentale importanza.
Il terreno oltre ad essere la base per la produzione agricola, permette l’arricchimento della biodiversità e la sopravvivenza degli ecosistemi, al contempo garantisce la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.
Per mantenere sempre alta l’attenzione relativa alla problematica il Forum Globale sul Suolo (Global Soil Forum-GSF) ha avviato un processo di promozione della traduzione di informazioni sul suolo in azioni concrete. Tra le altre cose il Forum tenutosi nel novembre scorso a Berlino è stato anche l’occasione per promuovere la possibilità di segnalare la prima Settimana globale del Suolo. Più di 400 rappresentanti di governi, scienziati, organizzazioni internazionali, imprese e società civili sono riuniti per dibattere sulla tematica centrale dell’evento “Il suolo per la vita”.
Durante gli incontri il Professor Klaus Töpfer, direttore esecutivo dell’Institute for Advanced Sustainability Studies (IASS) di Potsdam nonché presidente del Forum globale del suolo ha dichiarato “Senza suoli fertili la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà e la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici non saranno raggiunti”.
Da una ricerca emerge infatti che ogni secondo sul pianeta 23 ettari di terreno sono soggetti a fenomeni di desertificazione mentre 5,5 ettari vengono sostituiti dal cemento e dieci ettari deturpati con la conseguente modifica di quelle che sono le prerogative delle diverse aree.
Il suolo è è stato infatti definito “una risorsa non rinnovabile” e la popolazione mondiale ne sta causando la distruzione ad un ritmo molto più elevato rispetto alle capacità naturali di rigenerazione, mettendo sotto minaccia la sostenibilità ambientale e gli equilibri naturali degli ecosistemi.