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Il paese del Sole

Qual è il futuro possibile dell’energia all’alba del terzo millennio? Non quello auspicabile, né il migliore in assoluto, ma solo quello ipotizzabile sui dati attuali?

Le energie rinnovabili sono in una fase di crescita esplosiva, mentre quelle tradizionali mantengono le più importanti quote di mercato anche grazie a interessi consolidati e abitudini inveterate. Ormai è però chiaro a tutti che il petrolio, il gas, il carbone e l’uranio sono grandi, centralizzati, pericolosi e cari, mentre il sole è democratico, ubiquo e, soprattutto, gratis: come a dire che si può usare anche per uscire da situazioni di povertà senza dipendere per forza da qualcuno che l’energia te la vende. E così pure, in certa misura, il vento.

Ma si tratta di fonti davvero nuove? In realtà no, pannelli fotovoltaici di silicio e pale eoliche alte 80 metri sono tecnologie consolidate, per non dire vecchie. Esistono, però, già fonti rinnovabili fortemente innovative, basate su altre tecnologie.

A differenza dei pannelli al silicio, quelli basati su materiali plastici, per esempio, sono più leggeri, più economici, maggiormente flessibili e non contengono sostanze tossiche (anche se la resa energetica è ancora inferiore). Forse fra non molto trarremo energia dal sole utilizzando una busta di plastica usata. E l’energia del vento si può sfruttare con piccole pale eoliche, così come quella dell’acqua con limitati sbarramenti e piccolissime turbine. Così come sfrutteremo l’energia non solo delle maree, ma anche delle onde.

Però la più importante delle scelte energetiche alternative è la maggiore efficienza accoppiata al risparmio: se convertissimo alla migliore tecnologia disponibile i nostri strumenti di uso quotidiano potremmo risparmiare fino al 46% dell’energia nei prossimi 15 – 20 ann. Il tema del risparmio energetico, in genere, produce un’immediata critica di ritorno al Medioevo e altre amenità simili. In realtà non si considera che il disastro ambientale è sicuro, se si aumentano produzione e consumi come vogliono le leggi di un’economia basata su una presunta inesauribilità delle risorse, perché ciò significa un incremento dei consumi energetici che il nostro pianeta non può assolutamente sostenere. Essere più efficienti è un progresso, ma non basta se non si consuma tutti un po’ meno, pena il deterioramento ambientale senza ritorno.