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Il miracolo del buon senso

IL MIRACOLO DEL BUON SENSO 3

 

(Rinnovabili.it) – La percezione che la qualità della nostra vita stia velocemente deteriorandosi non è più, come avveniva fino a qualche anno fa, una caratteristica delle cassandre ambientaliste.

Alluvioni, inondazioni, desertificazioni e, purtroppo, rifugiati climatici, sono ormai argomenti quotidiani nelle cronache internazionali. Rimane sempre più difficile girarsi dall’altra parte, o rifugiarsi nella rassicurante sensazione che tali evenienze colpiscano luoghi e popolazioni lontane.

In un momento così particolare di percezione collettiva di insicurezza, potrebbe essere facile mettere in secondo piano il vero grande pericolo globale: il cambiamento climatico del pianeta. Una guerra molto diversa dalle altre in quanto non ha confini, non ha dittatori e neppure armate e, specialmente, non prevede vincitori ma solo perdenti.  Se infatti non saremo in grado, con scelte coraggiose,  di cambiare radicalmente direzione attraverso nuovi stili di vita,  perderemo tutti, anche chi oggi tiene duro per salvaguardare – ma solo provvisoriamente – gli interessi di caste industriali.

 

IL MIRACOLO DEL BUON SENSO 2È con questi presupposti che sta per iniziare a Parigi la 21esima edizione della Conferenza per i cambiamenti climatici. L’ultima edizione di una lunga serie di incontri che in un ventennio ha generato ben pochi passi avanti, in quanto l’interesse dei singoli Paesi ha spesso preso il sopravvento rispetto a quello della collettività planetaria.

L’obiettivo condiviso è quello di raggiungere un accordo universale per contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, limite riconosciuto ormai da tutte le fonti scientifiche internazionali per ottenere il  contenimento di fenomeni disastrosi per le future generazioni.

Ma le posizioni ai blocchi di partenza del summit sono ancora molto lontane. Mentre l’Unione Europea spinge per un trattato finalmente vincolante con impegni concreti per ogni Paese, ed un sistema di verifica ogni cinque anni sui risultati ottenuti, gli Stati Uniti continuano a puntare su accordi non vincolanti, sostenuti anche dalle economie emergenti, prime tra tutte Cina, India e Brasile.  La Cina, infatti, punta al riconoscimento delle responsabilità comuni ma differenziate, desiderando di continuare ad essere considerato un Paese in via di sviluppo per contribuire, con minor impegno, alle scelte virtuose. Anche l’India, il terzo Paese più inquinante al mondo, non intende sentir parlare di limitazioni ai combustibili fossili, in quanto sostiene che la propria economia sia ancora troppo giovane e che i suoi 1,2 miliardi di abitanti abbiano un tasso di emissioni pro capite inferiore alla media mondiale.

 

Insomma, una situazione complessa che porterebbe ad immaginare il solito trionfo degli interessi specifici su quelli collettivi. Ma noi vogliamo essere ottimisti, anzi dobbiamo esserlo, e non perdere di vista i tre principali obiettivi della Conferenza: l’impegno vincolante per contenere l’innalzamento della temperatura entro i 2°C, la definizione di una road map per una lenta ma inesorabile affrancatura dalle fonti fossili, la costituzione di un fondo di 100 miliardi per il sostegno ai Paesi più poveri vittime degli effetti del cambiamento climatico.

Non sarà facile, ma a Parigi dovrà vincere il buon senso.

 

È con questo spirito che Rinnovabili.it partecipa alla Coalizione per il Clima ed alla marcia che si terrà a Roma il 30 novembre. Partecipa anche tu: https://www.coalizioneclima.it/ #MARCIAPERILCLIMA