(Rinnovabili.it) – Per salvare il mare bisogna partire dai fiumi. È questo il messaggio dell’evento “Il fiume salva il mare”, promosso da Marevivo – l’associazione che dal 1985 si batte instancabilmente in difesa del mare – e Roma Capitale con importanti collaboratori, come IHP Unesco e Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare anche per celebrare l’Earth Day e il Natale di Roma.
Lo scorso ottobre il Ministero dell’Ambiente aveva organizzato in Campidoglio il Summit mondiale dei fiumi e in quell’occasione Marevivo lanciò la campagna #RisparmiamoPlasticaalMare per sollecitare l’intervento delle istituzioni a disporre sistemi di raccolta dei rifiuti alla foce dei fiumi: in passato i fiumi trasportavano vita e cultura, oggi trasportano l’80% della plastica che inquina il mare.
Racconta Rosalba Giugni, appassionata leader di Marevivo, che fino a qualche anno fa ci si limitava a considerare la plastica in mare esteticamente brutta; da due anni a questa parte è finalmente un tema di punta, perché si è compreso che minaccia il polmone blu della Terra. Quella che galleggia è solo il 15%, ma l’85% è sott’acqua.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha inviato un messaggio nel quale dichiarato che “la Regione ha stanziato una serie di investimenti a lungo termine in difesa del patrimonio ambientale nei quali rientra anche il Tevere”. Pinuccia Montanari, assessora alla Sostenibilità ambientale di Roma Capitale, ha asserito che con “l’Ufficio Speciale Tevere si stanno promuovendo attività di riqualificazione delle aree golenali e il monitoraggio delle criticità. Inoltre, il Contratto di fiume, sarà un veicolo importante per individuare finanziamenti e programmare azioni strategiche”. Montanari, inoltre, sollecitata da Rosalba Giugni, si è impegnata per realizzare uno sbarramento alla foce del Tevere a Fiumicino.
La difesa dell’ambiente migliora la vita delle persone. Partendo da questo assunto, Angelo Sanza – vicepresidente della Fondazione Sorella Natura, attiva sul campo da 25 anni – rileva le differenze tra Centro-Nord e Centro-Sud in materia di rispetto dell’ambiente, del territorio e dei cittadini: il risultato è che tutti finiscono per adeguarsi ai comportamenti sbagliati. Per questo Sorella Natura si dedica anche a sensibilizzare i ragazzi: giovani più rigorosi potranno cambiare i genitori.
Roberto Crosti, PhD ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ha ricordato che già 35 anni fa Marevivo propose di mettere uno sbarramento alla foce del Tevere, ma senza successo. Un dato su tutti per avere la misura del problema: dal monitoraggio che ISPRA effettua a Fiumicino risulta che dal fiume Tevere ogni ora entrano in mare 90 oggetti galleggianti, a cui vanno aggiunti quelli che restano a fondo. Bisogna armonizzare la raccolta dati (capire cosa c’è dietro ad ogni oggetto, industrie, filiere, possibilità di smaltimento) e creare un sistema europeo, perché la questione non è italiana bensì globale: l’acqua viaggia senza limiti territoriali.
Lorenzo Barone, direttore tecnico del Consorzio Castalia (che raggruppa aziende specializzate nelle attività marittime, nell’antinquinamento marino e nel pronto intervento), ha illustrato la sperimentazione in corso sul Sarno di un barrieramento a rete per materiale galleggiante e sommerso. L’accordo con Corepla (il consorzio per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) permette di riciclare la plastica recuperata. È importante ricordare che la plastica recuperata nei fiumi è riutilizzabile, quella nel mare no, perché il sale e la lunga permanenza in acqua la deteriorano.
La onlus Agenda Tevere, ha spiegato Paola Verdinelli De Cesare, si adopera per creare una sinergia identitaria tra tutti quelli che hanno a cuore l’ambiente e in particolare la gestione e la salvaguardia di un bene comune. Una sorta di “valanga buona” che dal Tevere va al mare. Verdinelli insiste sull’inversione di valori, ovvero educare i cittadini a sentire i beni comuni come propri: solo così tutti ne avranno cura.
Armando Brath, presidente del comitato IHP-Unesco, Ministero dell’Ambiente, spiega che la sicurezza dell’acqua è un concetto che non riguarda solo quella da bere, ma si allarga agli ambienti acquatici, e sottolinea l’importanza del programma idrologico internazionale IHP, che “si propone di promuovere e diffondere la conoscenza scientifica, la formazione tecnica e gli indirizzi di taglio politico necessari per una gestione idrica che sia al tempo stesso efficiente, responsabile e eco-sostenibile”. L’azione deve essere a livello globale e locale per intervenire in maniera corretta.
Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, è portatore di un messagio di ottimismo. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite nei suoi 17 obiettivi mette al centro l’uomo legando insieme acqua, alimentazione, diritti umani, lavoro, istruzione, lotta alla povertà, etc. delineando un nuovo quadro strategico: un enorme passo in avanti su temi che sono presenti anche nella Laudato si’ di Papa Francesco.
La prevenzione è la cosa più importante e la normativa deve essere più chiara, concordano Caterina Nigo (Corepla) e Fabrizio Vigni (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile). Ad esempio, il pescatore che raccoglie la plastica in mare, quando torna a terra deve pagare per lo smaltimento: risultato, non lo fa nessuno, mentre all’estero ci sono addirittura degli incentivi. Durante l’evento, è stato presentato un progetto di sbarramento sul Po che sarà realizzato da Castalia, Corepla e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: un esperimento che durerà due mesi l’estate prossima e permetterà di raccogliere dati sulla tipologia, il volume e il tasso di riciclabilità della plastica raccolta.
“La vera vittima dei cambiamenti climatici è l’acqua e il fiume rappresenta la vita”, ha dichiarato Walter Mazzitti, coordinatore del Summit dei fiumi più grandi del mondo. Purtroppo manca ancora una corretta informazione, ma trasferire e condividere le conoscenze porterà a migliorare gli strumenti di difesa. Cosa fare subito? Arginare il disinteresse, l’ignoranza e l’immobilismo di cittadini e istituzioni.
Bisogna partire dalle scuole, sviluppando nei bambini e nei ragazzi la cultura dell’ambiente e creando il senso di comunità. “Delfini guardiani”, ad esempio, è un progetto di educazione ambientale per oltre 2.000 bambini che Marevivo porta avanti da alcuni anni nelle isole minori, particolarmente sensibili all’inquinamento. Come ci spiega Federico Di Penta, responsabile delle relazioni internazionali di Marevivo, i bambini diventano “guardiani” dell’isola. Dopo aver ricevuto un addestramento formale possono andare al comune e alla capitaneria ad evidenziare episodi belli e brutti dell’isola, possono fare multe simboliche agli adulti e insegnare agli altri isolani e alle loro famiglie quello che hanno appreso nelle lezioni. Oltre alla tutela del mare, si occupano di valorizzare percorsi storico-archeologici, pesca sostenibile e forme di artigianato tipiche dell’isola.
Al termine dell’evento, Isabel Russinova ha letto il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi prima della Cerimonia dell’acqua, che ha avuto come madrina Licia Colò: sono state raccolte in un contenitore comune le acque del Tevere e dei fiumi dell’Italia e del mondo alla presenza dei rappresentanti delle Regioni e degli ambasciatori. Un evento simbolico per dire che il mondo è uno, tutti ne facciamo parte e dobbiamo preservarlo lavorando insieme.