(Rinnovabili.it) – Aspettare che entri in vigore un accordo mondiale per contenere l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra a partire dal 2020, significherà dover pagare molto di più per l’adattamento e la mitigazione rispetto quanto verrebbe a costare oggi la lotta al climate change. A sostenerlo è il nuovo studio dell’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati, in Austria, pubblicato oggi sulla rivista Nature. Stando al rapporto, la tempistica delle politiche climatiche costituisce il vero ago della bilancia sulla possibilità o meno di centrare l’obiettivo. Misure rapide per ridurre le emissioni darebbero, infatti, molte più chance di mantenere il riscaldamento globale entro il limite concordato delle Nazioni Unite ed evitare così ulteriori inondazioni, ondate di calore, siccità e innalzamento dei livelli del mare.
“Se si ritarda l’azione di 10, 20 anni si riducono in modo significativo le possibilità di raggiungere l’obiettivo dei 2 gradi centigradi”, spiega Keywan Riahi, uno degli autori del rapporto all’agenzia di stampa Reuters. “E’ ormai generalmente noto che i costi aumentano man mano che cresce il tempo di inazione, ma non è ancora chiaro quanto velocemente cambino”. Il sistema climatico in sé è pieno di incertezze che spesso vengono usate come scusa per ritardare impegni ed interventi. Lo studio ha pertanto voluto mettere a fuoco quali incertezze influissero in maniera maggiore sul problema. Secondo gli scienziati dell’Istituto la responsabilità maggiore è da attribuire ai tempi della riduzione dei gas serra, più importanti rispetto ad esempio al funzionamento del sistema climatico, alla domanda energetica futura, ai prezzi di carbonio o all’impatto delle nuove tecnologie energetiche.