Una recente ricerca del WSL ha evidenziato i danni che il global warming sta causando alle specie arboree: mentre alcune specie si estingueranno altre migreranno verso climi migliori
Per meglio capire in che modo la flora andrebbe ad adattarsi al global warming i ricercatori hanno delineato tre scenari ipotetici seguendo le linee guida dell’IPCC affermando la possibilità di migrazione delle specie abituate a vivere in climi rigidi, come appunto l’abete rosso che dall’attuale posizione andrebbe ad occupare le aree centrali ed est dell’Europa cercando un clima migliore.
Nel frattempo, i cambiamenti climatici potrebbero dare sollievo agli alberi che nel corso degli anni si sono adattati alla siccità e hanno rallentato i ritmi di crescita in aree come il Mediterraneo, compreso il sughero, la quercia e il leccio. Sulla base dei loro risultati, i ricercatori hanno dedotto che questi alberi potrebbero migrare molto più a nord rispetto a dove sono oggi. I dati mostrano inoltre che queste specie aumenteranno, nello scenario moderato, di oltre il 32% il terreno forestale in Europa, con l’eccezione della Russia. Il cambiamento della superficie forestale passerebbe quindi dall’11% a oltre il 28% secondo lo scenario mite, e a oltre il 40% secondo lo scenario estremo. I ricercatori dicono quindi che il cambiamento climatico avrà un impatto sulle specie arboree che ne determinerà essenzialmente la distribuzione all’interno delle foreste europee.
Le loro scoperte dimostrano che entro il 2100, quando l’abete rosso della Norvegia potrebbe essere scomparso in molte regioni, e la crescita lenta delle foreste determinerà il minore assorbimento del carbonio rispetto alle foreste di oggi.