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Idrofluorocarburi, la nuova sfida climatica

È stato reso noto oggi a Bali il primo rapporto del Programma Ambientale delle Nazioni Unite in merito al ruolo degli idrofluorocarburi sullo strato di Ozono

(Rinnovabili.it) – E’ stato lanciato oggi il primo dei tre “Major Climate Reports”, annunciati la scorsa settimana dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP). In attesa della Conferenza ONU sul Clima di Durban (COP17), l’UNEP ha presentato la relazione sul ruolo degli HCF, acronimo di idrofluorocarburi, nella protezione del clima e dello strato di ozono. “Gli sforzi ventennali, fatti a livello internazionale, per salvare lo strato di ozono – spiega Achim Steiner, sottosegretario generale Onu e direttore esecutivo dell’UNEP –  sono  tra gli esempi più riusciti di cooperazione e collaborazione tra le nazioni a livello mondiale nel 2010, ed hanno portato all’eliminazione graduale dei prodotti chimici, noti come CFC, rimpiazzati con gli HCFC e gli HFC”. La nuova sfida consiste, ad oggi, nella sostituzione di queste sostanze chimiche con alternative tecnologiche che possano proteggere lo strato di ozono come previsto dal Protocollo di Montreal. Secondo il rapporto l’Onu gli HFC sono al momento fra i gas effetto serra che incidono meno sul clima, tuttavia il loro consumo è destinato ad aumentare a causa di uno smisurato incremento demografico della popolazione mondiale. In assenza di un azione preventiva, il crescente impiego degli HFC potrebbe quindi incrementare le emissioni annuali di gas serra tra le 3,5 e le 8,8 Gigatonnellate di CO2 eq., entro il 2050, annullando i benefici ottenuti sino ad oggi nella protezione del clima.

Al fine di minimizzare l’impatto derivante dall’impiego degli HFC esistono una serie di alternative utili tra cui: una migliore progettazione edile che riduca, o eviti, l’impiego di impianti di condizionamento; l’impiego di sostanze alternative, a base di ammoniaca e dimetiletere, nei sistemi di refrigerazione e protezione antincendio; introduzione di HFC climate-friendly, che possiedono una durata di vita più breve in atmosfera, pari a pochi mesi. “L’azione cooperativa tra questi trattati è la chiave per un’azione veloce sulla rimozione degli HFC, assistendo a mantenere lo slancio per il recupero dello strato di ozono e contemporaneamente a ridurre i rischi di un acceleramento dei cambiamento climatico”, ha concluso Steiner.