L'Agenzia dell'Onu per la ricerca sul cancro aveva dichiarato l'erbicida "probabilmente cancerogeno" in un report datato marzo 2015. Lo scorso aprile ha chiesto agli scienziati di non pubblicare quei dati
(Rinnovabili.it) – L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha intimato agli scienziati che hanno redatto il suo ultimo report sul glifosato di non rendere pubblici gli studi e i dati utilizzati. Lo riporta l’agenzia Reuters, che è entrata in possesso delle email inviate dall’agenzia dell’Onu per bloccare una richiesta di accesso agli atti, un procedimento di trasparenza previsto dalla legge statunitense sulla libertà di informazione.
Lo Iarc aveva pubblicato un report nel marzo 2015, in cui inseriva l’erbicida della Monsanto nella categoria delle sostanze “probabilmente cancerogene”. Questo parere era poi stato ribaltato lo scorso novembre dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che a sua volta si era basata sull’opinione dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR). Questo è stato il punto di partenza della travagliata decisione dell’Ue sul rinnovo o meno della licenza al glifosato, che si è conclusa a giugno con una proroga di 18 mesi. L’email dello Iarc risale ad aprile, nel pieno dello scontro: fu attorno a quella data che venne fatta la richiesta di accesso agli atti. E da allora effettivamente non è filtrato nulla.
Interrogata sui motivi di questa segretezza, l’Agenzia dell’Onu ha risposto di voler evitare qualsiasi “interferenza esterna” e di voler “difendere la sua libertà di discutere i dati in modo aperto e critico”. Una spiegazione che fa a pugni con i fatti. Ma lo Iarc fa anche sapere che in quel periodo legali di Monsanto avevano fatto pressioni sugli scienziati che avevano lavorato al report affinché passassero alla multinazionale dell’agrochimica documenti riservati.
Oggi, Monsanto torna ad accusare lo Iarc: “Il pubblico merita un processo guidato da solida scienza, non dai piani segreti dello Iarc”. Accuse grottesche, dal momento che Monsanto si è comportata allo stesso modo: ha sempre posto il veto sulla divulgazione degli studi usati dall’Efsa perché conterrebbero “segreti industriali”. Tradotto: quei dati sono di proprietà di Monsanto. Il mese scorso l’Autorità europea ha acconsentito a rendere pubblici parte degli studi. Quali parti lo deciderà l’Efsa stessa, a suo insindacabile giudizio. Una “trasparenza selettiva” che con ogni probabilità non aiuterà a fare davvero chiarezza.