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Gli pneumatici vecchi si trasformano in plastica di qualità

(Rinnovabili.it) – Plastica nuova da plastica vecchia. Questo lo scopo del nuovo rivoluzionario studio che permetterà di modificare sostanzialmente il settore del riciclaggio di uno dei materiali più utilizzati.

La ricerca ha infatti permesso la produzione di un nuovo materiale, battezzato EPMT che, se prodotto a larga scala, potrebbe portare enormi novità nei settori dell’imballaggio e dei rifiuti come anche nello smaltimento e riciclaggio.

Al momento i dati indicano che al mondo si lavorano ogni anno 22 milioni di tonnellate di gomma, la maggior parte della quale impegnata nell’industria degli pneumatici che, una volta esausti, finiscono negli inceneritori. Solo in rari casi la gomma viene riutilizzata per ottenere prodotti secondari.

 

Il merito della scoperta è dei ricercatori del Fraunhofer Institute per aver realizzato un materiale adatto ad essere trasformato in rivestimenti per gomme, ruote e parafanghi, maniglie, pomelli e rotelle girevoli. I nuovi composti plastici sono chiamati EPMT (elastomeri termoplastici in polvere modificata) e sono ottenuti dalla lavorazione dei residui di gomma frantumati in polvere di elastomero mischiati a termoplastica.

Il dott. Holger Wack, scienziato dell’UMSICHT, spiega il processo di produzione: “Inizialmente i residui di plastica, che possono essere pezzi di gomma lunghi un metro, sono granulati in particelle grandi tre millimetri. Le particelle sono raffreddate con azoto liquido e poi trasformate in polvere elastomerica. Questa viene quindi portata al procedimento di scioglimento-fusione con termoplastica e additivi. Qui per esempio usiamo polipropilene come materiale termoplastico.”

La frammentazione della gomma, ha poi spiegato Wack, è un processo meno nocivo per l’ambiente rispetto alla produzione di nuovi oggetti con risparmi in termini sia di materia prima che di energia. “L’EMPT può contenere fino all’80 per cento di gomma residua, solo il 20 per cento è fatto di termoplastica,” ha specificato Wack.

 

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