Da alcune ricerche dell’Iamc-CNR è emerso che l’incremento dell’anidride carbonica presente negli oceani metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza stessa di molte specie marine
(Rinnovabili.it) – Per colpa dell’anidride carbonica presente negli oceani, i pesci stanno perdendo la loro naturale tendenza a spostarsi davanti a un ostacolo e ad allontanarsi dall’odore dei predatori, con intuitive conseguenze per la loro sopravvivenza. A rivelarlo sono due studi, condotti dall’Istituto per l’ambiente marino e costiero (Iamc) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Oristano in collaborazione con alcuni ricercatori della James Cook University e dell’Università di Oslo, secondo i quali all’aumento della concentrazione di CO2 presente nelle acque corrisponderebbe una serie di conseguenze negative che mette a dura prova la vita di molte specie marine. In pratica, oltre a non riuscire a scappare di fronte al nemico, secondo i ricercatori i pesci perderebbero la lateralizzazione, ovvero la loro capacità di spostarsi sul lato destro o su quello sinistro nel momento in cui si trovano innanzi a un ostacolo.
Per dimostrare la loro teoria, gli studiosi, guidati da Paolo Domenici (Iamc-CNR), hanno sottoposto i pesci ad alte concentrazioni di anidride carbonica, registrando una serie di malfunzionamenti del GABA-A, un recettore del sistema nervoso centrale che la quasi totalità degli organismi possiede. Domenici si dice convinto che l’incremento della CO2 negli oceani, che si stima passerà dalle attuali 380 ppm a 700-800 ppm entro la fine del secolo, “abbia enormi conseguenze sul comportamento e la sopravvivenza di numerose specie marine”. Le ricerche sono state pubblicate su Biology Letters e Nature Climate Change.