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I numeri dell’Italia che frana

(Rinnovabili.it) – L’82% dei comuni italiani, ovvero oltre 6.633 centri abitati, presenta aree a rischio idrogeologico. Una percentuale impressionante che mette in pericolo quotidianamente oltre 5 milioni di cittadini che vivono in prossimità di queste zone, mentre quelle che dovrebbero essere le normali misure di prevenzione hanno oramai accumulato un ritardo storico. Questi i numeri di una delle fragilità del territorio italiano che ogni inverno conta i suoi danni  e sempre più spesso anche le sue vittime. E questi anche i numeri presentati oggi alla Conferenza Nazionale sul Rischio Idrogeologico che ha riunito allo stesso tavolo numerose associazioni, sindaci, ordini professionali, tecnici ed esperti. La giornata è servita a riflettere sulla creazione di percorsi risolutivi in grado di rispondere in modo efficacie alle ripetute emergenze legate al dissesto idrogeologico.


“L’anno che si è appena concluso, ha evidenziato in modo inequivocabile che le conseguenze dei cambiamenti climatici su un territorio reso drammaticamente vulnerabile dall’eccessiva antropizzazione e dalla mancanza di manutenzione, non riguardano solo il futuro del nostro pianeta, ma già oggi costituiscono un elemento da cui non si può più prescindere”, spiega Legambiente sottolineando come oggi il problema risulti particolarmente vivo elevata in regioni come Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e nella Provincia di Trento, dove il 100% dei comuni è classificato a rischio, subito seguite da Marche e Liguria (col 99% dei comuni a rischio) e da Lazio e Toscana (col 98%). Secondo quanto rivelato dall’associazione negli ultimi 10 anni i Piani di assetto idrogeologico redatti dalle Autorità di bacino (PAI) hanno destinato ai necessari interventi di prevenzione solo 2 miliardi di euro dei 4,5 totali. Riparare piuttosto che prevenire sembra essere divenuto lo slogan di un processo che tra il 2009-2012 è costato oltre 1 milione di euro al giorno.


“Con la Conferenza Nazionale di oggi – ha spiegato Cogliati Dezza – parte un percorso di lavoro con tante organizzazioni che condividono proposte concrete ed attuabili che porremmo all’attenzione dei candidati premier ed immediatamente dopo al nuovo governo. Oltre ai meccanismi per trovare le risorse necessarie occorre un forte intervento di semplificazione della giungla di piani territoriali, che a diverso titolo, ad oggi dovrebbero sovrintendere alla pianificazione territoriale, ed un altrettanto efficace controllo tecnico-scientifico sulla tipologia di interventi che si propongono, per evitare quelli dannosi e controproducenti che ancora abbiamo visto attuare in questi anni.”

 

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