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Guardare alla luna, non il dito che la indica

“Un cambiamento, per essere reale e duraturo deve essere strutturale,  e cioè avvenire su almeno uno dei due principali fattori: tecnologia e livello culturale medio della popolazione”, scrive scrive Gianni Girotto, Coordinatore del Comitato Transizione Ecologica – Movimento 5 Stelle

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via Depositphotos

di Gianni Girotto

La Storia, quella con la “S” maiuscola ci insegna due grandi concetti: il primo è che spesso i cambiamenti, le “transizioni” avvengono “a scatti”, con momenti rivoluzionari e momenti reazionari miranti alla restaurazione o mantenimento dello status quo attuale. Ed ora, a mio avviso, in Italia, dopo una piccola parzialissima rivoluzione tentata/riuscita dal Movimento 5 stelle, stiamo vivendo una fase appunto reazionaria di restaurazione.

Il secondo grande concetto è che un cambiamento, per essere reale e duraturo deve essere strutturale,  e cioè avvenire su almeno uno dei due principali fattori; tecnologia e livello culturale medio della popolazione. Ora, è evidente che le evoluzioni tecnologiche sono state e sono enormi, epocali, dirompenti, persino incredibili, ma a mio avviso è altrettanto evidente che il livello medio culturale della popolazione non è affatto adeguato. E attenzione, non mi riferisco al fatto che si debba avere una laurea in ingegneria, piuttosto che in altre materie “tecniche” o in filosofia o altre materie “umanistiche”, ma mi riferisco al fatto che troppi cittadini non hanno una serie di informazioni generali che però sono basilari e necessarie per non fare errori enormi. Mi riferisco in particolare alla cosiddetta “educazione civica” intesa come “funzionamento dello Stato, dell’amministrazione dello stesso, dei ruoli legislativo/esecutivo/giudiziario”, mi riferisco alla finanza, vera grande “manovratice” praticamente di tutto, e mi riferisco anche effettivamente sì alla tecnologia, perché senza alcune basi solide di chimica/fisica sì è preda di una serie grave di inganni/mistificazioni (vedi ad esempio la differenza sostanziale tra “fonte energetica” e “vettore energetico”, che molti confondono e/o ritengono sinonimi).

Affermo questo sia per la mia esperienza nei 10 anni in Senato, e sia perchè la ritengo comunque evidente a chiunque faccia una onesta analisi sociopolitica locale/globale, in particolare su alcuni punti nodali.

Un primo punto è la mancanza di una vera volontà politica di effettuazione di una rapida Transizione Ecologica, in particolare per quella parte “più semplice” che è la transizione energetica (l’ho messa tra virgolette eh, che non si dica che la ritengo facile), e cioè il passaggio dalle fonti energetiche fossili a quelle rinnovabili, e che è plasticamente e incontrovertibilmente dimostrata dall’enormità dei sussidi pubblici alle fossili, riportata dal Fondo Monetario Internazionale in 19 miliardi di euro/giorno.

“Fratello” o “cugino” di tali sussidi è la ancora troppo scarsa realizzazione di una corretta fiscalità ambientale, e quindi il fatto che chi inquina troppo spesso non paga o paga troppo poco, e sia ben chiaro in questo caso mi riferisco soprattutto e principalmente al “fuori Europa”, dal momento che come sappiamo, circa il 90% dei gas climalteranti è prodotto appunto fuori Europa. Ma europei e italiani ne parlano troppo poco!

E tornando invece esclusivamente al nostro “BelPaese”, la restaurazione sta agendo tramite alcune linee strategiche, tra cui in primis la volontà di fare dell’Italia unHub del gas”, e parallelamente ritardare ancora il più possibile il dispiegamento di nuovi impianti di fonti energetiche rinnovabili perpetuando il collaudatissimo “combinato disposto” di norme incerte, perennemente in forte ritardo, perennemente incomplete o poco chiare, perennemente smentite da norme successive e comunque complicate/vanificate ulteriormente dal variegato mondo degli enti locali e dagli altri soggetti che hanno voce e potere sul rilascio delle autorizzazioni. Ciliegina sulla torta una rete di trasmissione e distribuzione elettrica decisamente troppo lenta nello svilupparsi ulteriormente, fattore ovviamente indispensabile per appunto installare nuove fonti energetiche rinnovabili.

Altro punto nodale è la mancanza di una reale volontà politica di azzerare l’avvenuta finanziarizzazione dell’economia. Qui sì sarebbe opportuna una restaurazione alla situazione precedente, nella quale i guadagni si potevano realizzare solo tramite la c.d. “economia reale”, e quindi con attività agricole, industriali e di commercio/servizio ma appunto a diretto servizio dei settore primario e secondario. Invece da alcuni decenni la finanza è diventata un mondo fine a se stesso, un gigante dai piedi di argilla, come dimostrato anche in questo caso inconfutabilmente dalla crisi “Lehman Brothers” del 2007, che è stata dimenticata e volutamente ignorata dai libri di storia, mentre trattasi dell’evento mondiale più importante dopo le due grandi guerre mondiali. E non solo la suddetta crisi non ha portato a miglioramenti strutturali nel mondo finanziario, ma anzi la situazione attuale è addirittura peggiorata, con il risultati che gli oligopoli finanziari/multinazionali sono ancora più ristretti e potenti, mentre i loro guadagni aumentati.

La ovvia conseguenza è che anziché andare verso un mondo con una migliore redistribuzione delle risorse e delle ricchezze, assistiamo ad un aumento della distanza tra poveri e ricchi ed ad un aumento nel numero delle persone in difficoltà serie. 

Attenzione, quando dico “manca una reale volontà di risolvere” lo dico perché le soluzioni ci sono, ma appunto non si vuole dispiegarle. In brevissimo le soluzioni sono una legislazione che punisca/ingabbi/ostacoli/disincentivi la finanza speculativa (e sono “facili” da individuare, lo hanno già fatto gli esperti di settore), e viceversa favorisca la Finanza etica (che l’Unione Europea stessa chiama “sostenibile”); una legislazione che favorisca veramente l’Autoproduzione di energia (troppe ancora troppe incertezze sulle Comunità energetiche Rinnovabili e in più ancora troppo ostacoli “generali”)

Una legislazione che favorisca le attività del primario e secondario che siano il più possibile veramente equosostenibili, quindi con una corretta “fiscalità ambientale” come dicevo poche righe fa. Una pesante revisione dei modelli di logistica e mobilità in generale, su cui abbiamo amplissimi margini di miglioramento.

Ovviamente e banalmente la suddetta mancanza di “una reale volontà politica” è, a mio avviso, diretta conseguenza di quanto si potrebbe riassumere con la famosa formula “questione morale”, perchè la vita tutta e la politica (che è semplicemente una parte della vita) dipende esclusivamente dalla nostra morale, dalla nostra etica. Vogliamo pertanto finalmente risolvere la questione dei “conflitti di interesse”? Delle “porte girevoli” tra pubblico e privato?

Sono domande che dovremmo porci, altrimenti continueremo a guardare il dito, senza renderci conto che l’importante è la luna che il dito indica…

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