(Rinnovabili.it) – Dopo 6 mesi di lotta Greenpeace ha dichiarato vittoria. Vittoria contro la Shell e contro i piani per la trivellazione dell’Artico. Ostacolati dall’Associazione che per mesi ha occupato le piattaforme e organizzato manifestazioni presso le stazioni di servizio di tutta l’Europa e coinvolto oltre 2 milioni di persone che hanno firmato la petizione online collegandosi a www.SaveTheArctic.org i responsabili della società petrolifera hanno alzato bandiera bianca.
L’annuncio dello stop alle trivellazioni è arrivato ieri, e quindi lavori fermi almeno per l’anno in corso. Le proteste, iniziate in Nuova Zelanda il 24 febbraio 2012 quando un’attivista ha deciso di scavalcare la torre di trivellazione della piattaforma petrolifera di Shell in Alaska, hanno poi preso piede in tutto il mondo sfruttando internet come mezzo di diffusione perfetto per far capire a tutti cosa stava effettivamente accadendo e quali minacce ambientali ci fossero dietro alle proteste di Greenpeace. In seguito, oltre al popolo di internet, anche grandi nomi del cinema e della canzone si sono uniti alla campagna a favore della preservazione dell’Artico. Nomi come Paul McCartney e Penelope Cruz hanno lanciato messaggi a favore dello stop alle trivelle firmando la petizione. Passi importanti, che incoraggiano a portare avanti il progetto che prevede la realizzazione di un santuario nell’Artico, un’area delicata da preservare e proteggere.
Ma di contro arriva la comunicazione della Shell che ci tiene a precisare che la decisione presa non è assolutamente legata alle proteste di Greenpeace ma dovuta ad un guasto tecnico che sta ostacolando i progetti di perforazione dell’offshore dell’Alaska.
“Nel corso di una prova finale, la cupola di contenimento a bordo della chiatta Artic Challenger è stata danneggiata” ha fatto sapere la società specificando che saranno necessari alcuni mesi per ripristinare il funzionamento della struttura e riparare il danno