Andare avanti nella realizzazione di progetti altamente inquinanti potrebbe vanificare tutto ciò che è stato fatto per contrastare il cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Con la pubblicazione del rapporto “Point of no return” Greenpeace ha voluto denunciare che “l’ipocrisia di molti governi nazionali sui più grandi progetti energetici del pianeta alimenta il cambiamento climatico e i suoi effetti distruttivi”.
Continuare ad utilizzare in maniera incontrollata le fonti fossili per la produzione di energia può causare al pianeta danni non quantificabili, e proseguire nella realizzazione di grandi progetti di sfruttamento è segno di superficialità e di poco rispetto per l’ambiente, ha dichiarato l’Associazione.
Passando in rassegna i maggiori progetti energetici delle grandi potenze Greenpeace ne illustra le conseguenze negative: dall’espansione delle estrazioni di carbone in Australia, Cina, Usa e Indonesia fino alle trivellazioni per usufruire del petrolio in Artico e Brasile fino ai piani per lo sfruttamento delle tar sands in Canada e dei giacimenti di gas nel mar Caspio e Stati Uniti. In totale sono 14 i progetti sono accusa che, secondo l’associazione, qualora dovessero essere realizzati equivarrebbero ad una tremenda sconfitta nel campo della lotta ai cambiamenti climatici.
“Questi ‘mega progetti di cambiamento climatico’ sono il risultato diretto dell’ipocrisia di alcuni governi. Sostengono di voler prevenire il cambiamento climatico ma continuano vergognosamente a promuovere progetti che porteranno inesorabilmente al caos climatico e a devastazioni su larga scala” afferma Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International.
Le stime di Ecofys, che per Greenpeace ha valutato l’impatto dei progetti in questione, rivelano che qualora fossero realizzati così come sono stati pensanti comporterebbero un aumento delle emissioni inquinanti entro il 2020 di 6.34 miliardi di tonnellate di CO2 annue. Dimostrando come si potrebbe evitare lo scempio Ecofys ha ipotizzato che senza i 14 progetti sarebbe possibile ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici agendo su alcune zone sensibili.
L’IMPATTO IN ITALIA Il nostro paese è secondo al mondo per importazioni di energia. Importiamo più di 1 milione di barili di petrolio al giorno, per una spesa annua di oltre 41 miliardi di euro; 70 miliardi di metri cubi l’anno di gas e 19 milioni di tonnellate di carbone.
“Contribuiamo più che attivamente al cambiamento climatico e a risentirne sono anche le nostre finanze – ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. – Potremmo cambiare rotta, andando verso l’indipendenza energetica con le fonti rinnovabili e l’efficienza. Ma chi si candida oggi a governare il Paese ci ha già fatto capire che continueremo sulla strada della distruzione del clima e del deficit commerciale. 45 mila cittadini insieme a Greenpeace, attraverso la campagna iononvivoto.org, stanno dicendo ‘no’ a questa prospettiva”.