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Green New Deal Europeo: arriva la prima bozza

Distribuita alle rappresentanze nazionali dei paesi dell'UE a Bruxelles per ottenere un primo feedback, la bozza del Green New Deal assomiglia ad un promemoria per definire le priorità della politica climatica europea. Nonostante risponda, per certi versi, alle ambizioni della neopresidente von der Leyen, secondo Greenpeace c'è ancora molto da fare.

Green New Deal
Credits: Deniz Anttila da Pixabay

Neutralità climatica e “giuramento verde”: queste le parole chiave della prima bozza del Green New Deal europeo

 

(Rinnovabili.it) – La nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen sta facendo del Green New Deal europeo uno dei punti di forza della sua politica comunitaria. Il piano, che dovrebbe essere presentato l’11 dicembre, prevederebbe nelle intenzioni della neopresidente la trasformazione dell’Europa nel primo continente climaticamente neutrale entro il 2050. Euroactiv è riuscito ad ottenere una prima bozza a uso interno del Green New Deal che, per quanto sia ancora soggetta a modifiche, prende avvio con l’intenzione dichiarata di pianificare “una serie di politiche profondamente trasformative” sul tema dei cambiamenti climatici e della green economy.

 

La bozza del documento è stata distribuita alle rappresentanze nazionali dei paesi dell’UE a Bruxelles per ottenere un primo feedback. Al momento, come sottolinea Euroactiv, sembra effettivamente più una lista della spesa che un vero e proprio piano, presentandosi come una serie di punti elenco raggruppati per titolo. In cima alla lista, tuttavia, è l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, che dovrebbe essere presentato formalmente tramite una specifica legge entro marzo 2020. Questo obiettivo è accompagnato dalla riduzione delle emissioni da un minimo del 50% a un massimo del 55% entro il 2030, seguendo le direttive di un piano che dovrebbe invece essere presentato entro ottobre 2020.

 

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Nella sezione dedicata alla neutralità climatica, l’elenco delle azioni riporta una serie di parole chiave, quali la sicurezza energetica, l’economia circolare, l’efficienza energetica, la mobilità a zero-emissioni (rispetto alla quale, ad esempio, si prevede che il 75% del trasporto su strada sia trasformato in trasporto su ferro, che diminuisca il numero delle “emissioni libere” per il settore aereo e che venga esteso il sistema cap-and-trade al settore marittimo). Inoltre, nella primavera del 2020 si prevede la presentazione di un documento dal titolo Farm to Fork attraverso cui lanciare una serie di iniziative riguardanti una migliore informazione sulla food supply chain, lo stop all’uso di pesticidi e la riduzione dello spreco alimentare.

 

La sezione del Green New Deal dedicata alla sostenibilità vede come proprio obiettivo l’integrazione dei principi della sostenibilità in tutte le politiche europee. Il punto di partenza è un “giuramento verde” che recita sinteticamentenon fare male. In questo caso, lo scopo di Bruxelles è adottare una visione sistemica della sostenibilità al fine di eliminare le incoerenze legislative che possano ridurre l’efficacia del Green New Deal. Ciò include, ad esempio, aspetti finanziari con una proposta di “screening e benchmark delle pratiche di bilancio verde” sia a livello UE che nazionale. A questo proposito, nel giugno 2020 dovrebbe essere presentato secondo la bozza un “piano d’azione sul finanziamento verde, con una revisione degli “orientamenti sugli aiuti di Stato per l’ambiente e l’energia”.

 

Se, da una parte, la Commissione vuole proseguire gli sforzi per rendere più democratico il processo decisionale dell’Ue in materia di energia e clima, consentendo al Consiglio dell’Unione Europea di passare da un voto all’unanimità a un voto a maggioranza qualificata sulle materie fiscali nel settore energetico, dall’altra non si fa menzione di alcuna carbon border tax, annunciata per proteggere l’industria europea soprattutto dalle importazioni cinesi. Infine, la Commissione intende rivedere la legislazione in materia di aria, acqua e prodotti chimici al fine di “eliminare tutte le fonti di inquinamento”.

 

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Raggiunta da Euroactiv per un commento sulla bozza del Green New Deal, la portavoce di Greenpeace Franziska Achterberg ha affermato che “la proposta di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni ad un intervallo dal 50% al 55% non è in linea con l’accordo di Parigi“, chiedendo di contro un obiettivo del 65% entro il 2030. Inoltre, Greenpeace sottolinea che la scadenza di ottobre 2020 per definire gli obiettivi del 2030 è troppo in là, temendo che, se quella data dovesse essere confermata, non lascerebbe abbastanza tempo per le negoziazioni che dovrebbero portare ad un chiaro obiettivo in vista della COP26 che si terrà a Glasgow già a novembre del 2020. Infine, secondo il gruppo ambientalista, le proposte di politica agricola mancano di chiare misure per affrontare “il consumo eccessivo di carne e prodotti lattiero-caseari, l’impatto delle aziende agricole di fabbrica o l’uso eccessivo di fertilizzanti artificiali”.

 

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