(Rinnovabili.it) – Il governo italiano ha dato il via libera per l’innalzamento dei limiti di esposizione legati ai campi elettromagnetici. Significa che un’ondata di elettrosmog sta per sommergere il nostro Paese, già incredibilmente popolato (più degli USA) da antenne per le telecomunicazioni, molte delle quali abusive. Il piano del governo è aprire la tanto decantata autostrada informatica, necessaria a colmare il digital divide che – è innegabile – relega l’Italia alla marginalità nelle IT, nel settore del telelavoro e in generale nella “alfabetizzazione digitale” dei suoi cittadini.
Per uniformare il sistema italiano a quello europeo, Renzi ha dato il via libera a un innalzamento dei limiti di esposizione (20 volt/metro), che insieme a valori di attenzione e agli obiettivi di qualità (entrambi di 6 volt/metro) costituiscono i tetti oltre i quali l’essere umano potrebbe subire danni alla salute a causa dei campi elettromagnetici. Li definiva la legge quadro del 2001.
Nonostante la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) non abbia voluto sbilanciarsi sulla cancerogenicità delle onde elettromagnetiche non ionizzanti, nel 2011 è stata comunque costretta ad ammettere (dietro grandi pressioni di una parte degli scienziati) i possibili effetti cancerogeni delle onde ad alta frequenza, che aumentano l’incidenza futura del tumore.
Non è un caso che in molte abitazioni, vicino alle quali sorgono selve di antenne abusive, i casi di leucemia aumentino in maniera preoccupante.
Da adesso in poi, sarà un nuovo fiorire di tralicci, antenne, ripetitori, dato che le tecnologie 2G e 3G dovranno essere affiancate dal 4G, tecnologia a banda ultralarga detta anche LTE (Long Term Evolution). Le soglie sono state innalzate perché il 4G non potrebbe sfruttare il co-siting, cioè l’utilizzo di uno stesso sito per installarvi più antenne (come accade invece per gran parte della rete esistente). Le emissioni elettromagnetiche, infatti, aumenterebbero al punto da superare i limiti vigenti nel nostro Paese. Tetti piuttosto rigidi, anche se mai rispettati, nonostante le proteste di associazioni e comitati. Infatti, grazie a una norma scritta dal governo Monti, le misurazioni dell’emissione elettromagnetica non sono più distribuite in intervalli di 6 minuti, ma le Arpa fanno una media delle 24 ore. Per ottenere una media bastano due misurazioni, una all’inizio e una alla fine del delta temporale. Ciò permette alle emittenti di aumentare la potenza per ore, sorpassando anche di molto i limiti di legge, e poi scendere sotto i livelli di guardia durante la notte, quando la domanda è minore. Un tale espediente garantisce l’impunità alle grandi compagnie di telecomunicazione, che possono coprire le città con nubi di elettrosmog che avvolgono gli inermi cittadini, neonati, animali.