(Rinnovabili.it) – Per la prima volta dal cataclisma di Fukushima, la Tepco ha dovuto ammettere che il tumore sviluppato da un operaio dell’impianto è legato alle radiazioni assorbite dal suo corpo. Non è noto il nome dell’uomo, 41 anni, cui è stata diagnosticata la leucemia nel gennaio 2014, dopo che ha lavorato per un anno intero sugli edifici danneggiati contenenti il reattore nucleare, per installare coperture su due di essi tra l’ottobre 2012 e il dicembre 2013.
La combo di terremoto e tsunami dell’11 marzo 2011 ha provocato un triplo meltdown alla centrale. Per riparare alla catastrofe, sono stati impiegati fino ad ora 45 mila lavoratori, ma il processo richiederà almeno ancora 40 anni. Il governo giapponese, qualche mese fa aveva assicurato ai 160 mila sfollati che vi erano le condizioni per tornare a casa, ma la rivelazione di ieri potrebbe dissuadere molti cittadini dal rimettere piede in un luogo avvelenato.
Un funzionario del ministero della salute ha detto che l’uomo indossava indumenti protettivi, e dunque gli sarà concesso un risarcimento per coprire le spese mediche e la perdita di reddito: «Mentre il nesso di causalità tra la sua esposizione alle radiazioni e la sua malattia non è chiaro – ha affermato il funzionario – lo abbiamo certificato dal punto di vista del risarcimento dei lavoratori». La spiegazione ha del paradossale a causa delle ripercussioni di tipo politico che avrebbe la conferma di un legame scientifico certo fra tumori e radiazioni, mentre altri tre lavoratori sono in attesa di avere conferma del legame – almeno sotto il profilo economico – tra le loro malattie e l’incidente di Fukushima.
«Vorremmo esprimere le nostre condoglianze al lavoratore – ha detto un portavoce della Tepco, compagnia che gestiva l’impianto – Continueremo a ridurre le radiazioni nell’ambiente di lavoro e a gestire accuratamente l’esposizione dei lavoratori».
L’operaio che ha ricevuto il risarcimento ha dovuto subire una dose di radiazioni pari a 16 millisievert (mSv) in un anno presso l’impianto di Fukushima. La soglia oltre la quale scattano le compensazioni economiche è 5 mSv all’anno, a detta del Ministero. Secondo Tepco, tra il marzo 2011 e il luglio 2015, circa 21 mila persone delle 45 mila che hanno lavorato al decommissioning della centrale nucleare sono state esposte a livelli superiori ai 5 mSv. Più di 9 mila hanno assorbito almeno 20 mSv e 6 più di 250 mSv. Uno di loro ha denunciato la Tepco.
Un picco significativo si è verificato nel tasso di cancro alla tiroide tra i bambini e i giovani che vivevano a Fukushima al momento del cataclisma atomico, ma le autorità mediche locali dichiarano che l’aumento è dovuto all’utilizzo di apparecchiature sensibili e al numero insolitamente elevato di persone sottoposte a test.