Quali sono gli sforzi delle società leader dell’Information Technology sul fronte ambientale e climatico? Lo rivela oggi la quinta edizione di “Cool IT”
Gooogle ha spodestato l’ex reginetta in carica, la californiana Cisco, grazie ad una politica di comunicazione che ha messo a nudo sia l’impronta energetica della compagnia sia il piano di aziendale per la riduzione delle emissioni. A questo va aggiunto uno dei punti forti, da sempre, di Big G: è la compagnia più forte sul piano politico, avendo abbracciato una chiara “vision” verso le energie pulite e continuando a fare sentire la propria voce sulla necessità immediata che sia Usa che Ue riducano aggressivamente le emissioni.
“I giganti della tecnologia hanno una reale opportunità d’usare il loro potere e la loro influenza per cambiare il modo di produrre e utilizzare l’energia. Google è in cima alla tabella perché sta investendo più di tutti nell’energia rinnovabile”, ha detto l’analista di Greenpeace International, Gary Cook. La rapida espansione globale delle infrastrutture di telecomunicazione e data center sta determinando un significativo aumento della domanda di energia in molti settori, proveniente in gran parte da fonti sporche come il carbone e il gasolio. “Il settore IT deve usare la sua influenza, lo spirito innovativo e il know-how tecnologico per superare le compagnie energetiche inquinanti e spingerci ad una transizione verso la green economy”.
Insieme Google anche Cisco e Dell si distinguono nella classifica: il merito va alla loro capacità di essere riuscite a rifornire, a livello globale, ciascuna delle loro infrastrutture con almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili. L’azienda giapponese di telecomunicazioni Softbank si è invece distinta come esempio virtuoso di leadership ambientale per aver sostenuto l’immediato abbandono dell’energia nucleare e l’uso di fonti pulite e sicure nel dibattito successivo alla tragedia di Fukushima.
Posti di fondo per NEC, Telefonica e TCS a causa di scarse performance nello sviluppo di soluzioni tecnologiche ed energetiche non impattanti sul clima, nell’abbattimento di emissioni di gas serra, nella disponibilità a sostenere pubblicamente l’energia pulita. Ma la vera maglia nera va a Oracle: un punteggio basso per non essere stata in grado di comunicare in maniera trasparente riguardo le sue politiche di approvvigionamento energetico.