(Rinnovabili.it) – Risulta nuovamente critica la situazione delle acque prelevate da Goletta Verde alla foce di fiumi e torrenti in Emilia Romagna. Le analisi effettuate hanno decretato che sono 7 i punti fuorilegge, di cui cinque “fortemente inquinati”, rispetto agli 11 monitorati sui 141 km di costa emiliana, con le piogge che mandano il tilt il sistema depurativo.
“Non serve invocare piani nazionali per sbloccare solo le grandi opere, ma serve un piano di azione locale e regionale che metta al centro i veri problemi della costa e della messa in sicurezza del territorio” ha commentato Legambiente.
Oltre alle foci anche i prelievi effettuati nei pressi delle spiagge hanno fatto saltar fuori risultati non confortanti, anche se bisogna tenere conto delle intense piogge cadute nei giorni precedenti i campionamenti che potrebbero aver alterato le concentrazioni batteriche ma la situazione rimane da valutare seriamente sia sulle coste che nell’entroterra.
“Le nostre analisi non vogliono certo sostituirsi al monitoraggio effettuato dagli organi competenti né, tantomeno, avere la pretesa di una patente di balneabilità – sottolinea Simone Nuglio, portavoce di Goletta Verde -. I punti risultati fuori dai limiti di legge riguardano, ancora una volta, foci di fiumi, di norma non adibite alla balneazione. Il nostro obiettivo è proprio quello di allargare la panoramica delle criticità che riguardano i nostri mari, con particolare attenzione alle foci dei torrenti e dei fiumi dove continuiamo a riscontrare i principali problemi. E questo vale a maggior ragione se queste situazioni di criticità si ripetono da anni. È degno di nota il sistema di segnalazione per il divieto di balneazione messo in campo, ma questo è solo un utile strumento per tutelare la salute dei bagnanti; tale strumento non risolve certo il problema che continua ad essere l’inadeguatezza dei sistemi fognari che vanno in sofferenza in caso di precipitazioni, non più definibili, queste ultime, eventi eccezionali, soprattutto in virtù dei cambiamenti climatici. I dati Istat indicano che il 22% degli italiani non è servito da un adeguato sistema di depurazione; l’obiettivo della buona qualità delle acque imposto dall’Unione europea entro il 2015 rischia di essere l’ennesimo impegno non rispettato dal nostro Paese”.
Per questo Legambiente ha proposto un piano strategico per la costa che preveda “risorse per mettere in sicurezza il territorio e ricostruire fasce naturali sulla linea di costa, bloccare estrazioni di gas e cementificazione, adeguare il sistema fognario al carico di abitanti equivalenti nel periodo estivo e dare vita ad un Parco Nazionale del Delta del Po”.