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Goletta dei Laghi 2015: una bocciatura a metà

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(Rinnovabili.it) – Ben 102 campionamenti in 11 bacini di 6 regioni italiane: la Goletta dei Laghi 2015 ha chiuso con questi numeri il suo viaggio attraverso gli “specchi” del Belpaese per determinarne lo stato di salute. In collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont, la campagna nazionale di Legambiente è tornata in moto per questa decima edizione con l’obiettivo di accendere i riflettori su molti dei problemi che minacciano i bacini lacustri e le acque interne: dalle attività turistiche altamente impattanti alla cementificazione selvaggia, passando per gli scarichi non depurati o la presenza di attività non sempre attente alla qualità e quantità della loro incidenza sui laghi.

 

“Per il decimo anno consecutivo – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – ci troviamo a sottolineare e denunciare con forza le carenze nel settore depurativo italiano e la presenza di scarichi abusivi e non trattati, come dimostrano ancora una volta i risultati del monitoraggio scientifico del laboratorio mobile di Legambiente, con il 50% dei campioni risultati inquinati”.

 

Dove sono le maggiori criticità? In Lombardia, il Ceresio – che per il lato svizzero è noto come Lugano – è un bacino da anni falcidiato dagli scarichi non correttamente depurati e forse anche da scarichi abusivi. Nel Lazio le criticità affliggono Bracciano e Bolsena, e le cause sono da ricercare nel sistema di collettamento insufficiente che rende sofferenti alcune foci.

 

La campagna 2015 della Goletta dei Laghi è stata anche occasione per denunciare l’azione di A2A Spa sul lago Ampollino in Calabria, bacino artificiale utilizzato dalla multiutility per l’energia idroelettrica e deliberatamente svuotato lo scorso novembre senza alcun consenso esplicito da parte dell’ente parco, della Regione e dei comuni lacuali. “Siamo arrivati a questa decima edizione  – dichiara Simone Nuglio, responsabile della Goletta dei laghi – con una flebile speranza che nell’ultimo anno si fosse tenuto conto della scadenza della direttiva 2000/60/CE, sullo stato delle acque interne italiane: ci aspettavamo qualcosa di meglio, considerate le promesse degli ultimi dieci anni.
Come al solito l’Italia, invece di implementare politiche atte alla soluzione dei problemi e rispettare gli obiettivi di qualità della direttiva, ricorre alle ennesime deroghe”.

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