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Global warming e fulmini, un serpente che si mangia la coda

Se le temperature dovessero crescere ancora, il numero di fulmini che colpiscono la terrà potrebbe aumentare del 50% entro la fine del secolo

Global warming e fulmini, un serpente che si mangia la coda

 

(Rinnovabili.it) – La crescita delle temperature globali potrebbe causare un deciso aumento dei fulmini che colpiscono la terra. E’ quanto hanno scoperto alcuni ricercatori americani alle prese con lo studio degli effetti meteorologici del Global warming. Gli scienziati hanno realizzato diversi modelli computerizzati per stabilire la relazione tra ‘numero di saette’ e ‘aumento delle temperature’, scoprendo così che, solo nel territorio continentale degli Stati Uniti, entro la fine del 2100 i fulmini saranno duplicati a causa di temporali sempre più potenti. Una crescita esponenziale che preoccupa non poco il team, dal momento che questi eventi meteorologici sono sempre più spesso connessi a incendi e rischi per la popolazione.

 

Nel dettaglio, attraverso lo studio di fattori, tra cui i livelli di precipitazione e il riscaldamento dell’aria, gli scienziati hanno previsto un incremento del 12 per cento nel numero di fulmini per ogni grado Celsius di aumento della temperatura media globale. “Cadono a terra circa 30 milioni di fulmini l’anno negli Stati Uniti ora. Per il 2100, ce ne aspettiamo circa 45 milioni l’anno”, ha detto lo scienziato del clima David Romps della University of California di Berkeley. “In altre parole, per ogni due fulmini nel 2000, ci saranno tre fulmini nel 2100”. La spiegazione scientifica dietro questa relazione di causa effetto è che la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera – il “carburante dei temporali” – cresce in maniera esponenziale man mano che l’aria diventa più calda. E il problema potrebbe rivelarsi un serpente che si morde la coda: solo qualche anno fa infatti il Goddard Institute for Space Studies della NASA aveva per la prima volta avanzato l’ipotesi che i fulmini potessero produrre un ciclo di feedback in grado di accelerare a sua volta il riscaldamento globale. Tempeste di fulmini infatti creano nuvole di gas di ossido di azoto che, reagendo con la luce del sole e con altri gas presenti nell’atmosfera, producono ozono, da cui più forcing radiativo e quindi maggior riscaldamento.