(Rinnovabili.it) – E’ una vittoria importante, quella conquistata ieri dalle Ong sui colossi dell’agrochimica. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribadito che i cittadini hanno il diritto di essere pienamente informati riguardo ai pesticidi, la loro natura e i loro effetti sull’ambiente. La precisazione è fondamentale, perché su questo terreno è in pieno svolgimento lo scontro sul glifosato tra alcune delle Ong più attive sul tema e multinazionali come Bayer e Monsanto.
La decisione della Corte è contenuta in due pareri relativi a come interpretare la formula “informazioni sulle emissioni nell’ambiente”. Quando viene presentata una richiesta di accesso a documenti ambientali, precisa la Corte, tale concetto “copre, tra gli altri, le informazioni riguardanti la natura e gli effetti del rilascio di un pesticida nell’aria, nell’acqua o nel suolo, o sulla vegetazione”. L’industria fitosanitaria, finora, aveva spinto per una lettura ristretta, cioè considerava “emissioni” soltanto quelle sotto forma di CO2 o altri gas serra nell’atmosfera, così da non dover rendere conto dei suoi prodotti.
La Corte ha poi aggiunto un’ulteriore precisazione, ancora più rilevante della prima. Nel testo della decisione si legge che “la confidenzialità di un’informazione commerciale o industriale non può essere invocata per precludere la pubblicazione di detta informazione”. Questo era il secondo escamotage usato dai colossi dell’agrochimica: acconsentire a rilasciare i dati contenuti negli studi sugli effetti del glifosato da loro condotti, salvo fornirli in modo parziale e lacunoso in nome del “segreto industriale”. Una mossa che d’ora in avanti non sarà più ammessa.
Il primo effetto di questa vittoria sarà la pubblicazione degli studi dell’Agenzia europea sulla sicurezza alimentare (Efsa) sul glifosato, finora tenuti in gran parte segreti proprio perché quei documenti sarebbero “sensibili dal punto di vista commerciale”. Nel novembre 2015 l’Efsa aveva pubblicato una valutazione degli effetti del pesticida, considerandolo non cancerogeno e ribaltando così il parere dello Iarc, l’omologa agenzia dell’Onu. È sulla base di questi studi che a giugno l’UE ha deciso di prorogare per altri 18 mesi l’autorizzazione al glifosato.