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Dal glifosato agli OGM, l’UE prova la carta della trasparenza

Dal glifosato agli OGM, l’UE prova la carta della trasparenza

 

(Rinnovabili.it) – Più democrazia e trasparenza nelle decisioni prese a Bruxelles. È l’imperativo con cui il presidente dell’esecutivo Jean-Claude Juncker ha proposto una importante riforma delle procedure di voto nei Comitati permanenti. Questi Standing committee sono organi dove sono rappresentati gli Stati membri e dalle cui riunioni escono i pareri su alcune delle scelte più importanti per l’UE, prima che passino al vaglio dell’europarlamento. Lì si decide, di fatto, se autorizzare o no il glifosato, se e come rivedere la posizione di Bruxelles sugli OGM, quali criteri usare per identificare gli interferenti endocrini (EDC), come rivedere le regole sulle emissioni delle auto.

I Comitati permanenti hanno – spiega Juncker – un problema di fondo, un vero e proprio deficit democratico. Con le regole attuali, le decisioni vengono prese con una maggioranza qualificata del 55% che deve rappresentare almeno il 65% della popolazione dell’Unione. Perciò basta che uno dei paesi più popolosi – come la Germania, la Francia o l’Italia – decida di astenersi, perché il voto fallisca. Che non significa affossare i documenti esaminati: significa, invece, che gli Stati non prendono posizione e tocca quindi alla Commissione prendere la decisione finale. Una decisione spesso impopolare, come ha dimostrato il lungo balletto attorno al glifosato e come ribadisce quello ancora in corso sugli interferenti endocrini.

 

Dal glifosato agli OGM, l’UE prova la carta della trasparenzaJuncker vuole costringere gli Stati a prendersi le proprie responsabilità (anche per ridare smalto all’UE e costringere gli euroscettici a prendersela più con i propri governi che con Bruxelles). La riforma infatti prevede che le astensioni non vengano più computate nel calcolo della maggioranza necessaria. Inoltre, se finora il voto restava segreto – non si sa se uno Stato ha votato pro o contro o si è astenuto, si conosce soltanto l’esito finale – adesso in nome della trasparenza ogni scelta dei delegati statali sarà resa pubblica.

Passi avanti importanti in un passaggio delicatissimo, dove l’azione delle lobby ha spesso gioco facile nell’influenzare le scelte dei paesi membri proprio grazie alla poca trasparenza del meccanismo. Ma si può fare di più, ribatte il gruppo dei Verdi europei. Nel mirino finisce il ruolo degli esperti nazionali che siedono nei Comitati, e nello specifico gli studi scientifici su cui basano i loro pareri (forniti dalle Agenzie di riferimento, come l’EFSA nel caso del glifosato, che di solito rifiutano di farli visionare a deputati e Ong).

I Verdi ricordano che troppo spesso gli studi mancano dei requisiti minimi di scientificità, ad esempio non sono passati per un processo di peer-review oppure non sono mai stati pubblicati. Il problema diventa quindi controllare se gli autori (di cui ad oggi non si può conoscere il nome) hanno o meno dei conflitti di interesse, ma anche verificare quali dati e quale letteratura scientifica è stata presa in considerazione. Va da sé che le associazioni delle industrie non sono affatto di questa idea, e anzi hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per la riforma con una dichiarazione congiunta in cui chiedono che la Commissione “eviti qualsiasi complicazione ulteriore nel sistema dei Comitati”.

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