(Rinnovabili.it) – Per adesso è uno studio pilota, ma l’augurio è che presto ne seguano altri. La scoperta, che arriva dagli USA, riguarda il glifosato o glifosate, il più venduto erbicida al mondo che Monsanto commercializza con il nome Roundup. A dispetto da quanto sostenuto fin qui, la ricerca rivelerebbe che il diserbante è capace di accumularsi nel corpo umano, tanto che lo si può trovare nel latte materno. Gli esami effettuati negli Stati Uniti hanno riscontrato che nelle urine degli americani il glifosato è presente in concentrazioni 10 volte superiori rispetto agli europei. Nel vecchio continente, infatti, il glifosato è arrivato più tardi, ma il suo utilizzo si sta diffondendo rapidamente e la ricerca americana, se letta con la dovuta attenzione, potrebbe salvarci dal disastro.
Fin qui la Monsanto e le istituzioni che vigilano sull’utilizzo dei diserbanti chimici hanno basato la loro regolamentazione sull’assunto che il glifosato non sia bioaccumulabile, invece le analisi hanno rivelato che nei campioni biologici era presente in concentrazioni superiori a quelle riscontrate nell’ambiente circostante. Lo studio è stato commissionato da Moms Across America e Sustainable Pulse e non può essere considerato una vera ricerca scientifica, ma gli elementi che ha fornito sono stati presi seriamente in considerazione e adesso saranno organismi scientifici e scienziati indipendenti a proseguire il lavoro.
I campioni di latte materno esaminati sono dieci, tre dei quali contenevano valori alti di glifosato, un risultato scioccante perché dimostra che la sostanza si accumula nel tempo. Le madri scelte avevano una certa familiarità con gli organismi geneticamente modificati, la cui produzione va a braccetto con il glifosato. Ad alcune di loro è stato chiesto di evitare OGM e glifosato per un po’, altre madri non l’hanno fatto e le analisi hanno mostrato sensibili differenze. Non si conoscono le conseguenze per la salute di un bambino allattato con latte contaminato da glifosato, ma già la presenza di un rischio deve imporci la massima prudenza.
Non esistono dati ufficiali sulla diffusione dell’utilizzo di glifosato in Italia, ma la stessa osservazione visiva e le proteste che si levano in tante parti d’Italia ci dicono che è in continuo aumento. Le foto pubblicate con questo articolo sono state scattate in Toscana, in provincia di Siena, in un contesto ambientale considerato tra i più affascinanti al mondo. Pensiamo a cosa rappresentino le vacanze nella campagna Toscana nell’ambito del turismo l’elite internazionale e a come l’immagine di questa, come di altre regioni italiane, sia il migliore strumento di marketing per prodotti alimentari di alta qualità. La primavera in queste campagne si manifesta con dolci colline colorate di verde. Il verde, poi, muta con il trascorrere delle settimane, in altri colori che mostrano il grado di maturazione delle varie coltivazioni. Improvvisamente questo rassicurante ciclo dei colori legato alle stagioni si è spezzato. I campi in primavera possono assumere le colorazioni che vedete, dal giallo al rosso intenso per concludersi nelle tinte smorte dell’erba secca.
Oltre ai rischi per la salute sono, quindi, da considerare i rischi, per così dire, d’immagine. Per l’Italia in crisi economica, la perdita della sua fama di terra incontaminata, vocata alle produzioni alimentari di qualità e alla vita sana, potrebbe costituire un nuovo grave danno.
Vale poi la pena ricordare le altre controindicazioni all’utilizzo di questo diserbante. Il glifosato danneggia la biodiversità, sia vegetale che animale, per esempio molto sensibili sono gli anfibi, già in difficoltà per altre forme di inquinamento. Danneggia la rizosfera, il suolo che circonda le radici delle piante, con danni allo sviluppo anche per i vegetali che si vogliono far crescere. Alcune infestanti diventano resistenti all’erbicida, così, stagione dopo stagione, non si risolve il problema delle erbacce, ma anzi si favoriscono quelle più dannose. Le erbe essiccate, invece che falciate, incrementano persino il rischio di incendi.
I diserbanti vengono utilizzati, oltre che in agricoltura, anche nella gestione dei margini stradali, in alcuni casi il veleno viene diffuso persino nei centri abitati. In questo caso, attraverso le vie respiratorie, la sostanza entra subito in contatto con l’uomo con gravi rischi per la salute. Il glifosato è accusato già di provocare forme di tumore sull’uomo e malformazioni, fin qui riscontrate su animali di laboratorio.