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Glifosato: in Germania i Länder chiedono il divieto, lo Stato lo nega

Per l’OMS il glifosato Monsanto provoca il cancro-

 

(Rinnovabili.it) – I ministri dei Länder tedeschi per la protezione dei consumatori hanno chiesto al governo centrale di vietare le forniture e l’utilizzo del glifosato da parte dei privati sulla base del principio di precauzione. La richiesta arriva dopo gli ultimi studi della IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS, che di recente ha definito il principio attivo come probabile cancerogeno.

«Questo pesticida non si deve trovare in giardini, parchi o aree gioco. Non credo che sia opportuno nemmeno l’uso in giardini privati», ha spiegato Christian Meyer, ministro per la tutela dei consumatori della Bassa Sassonia. Meyer è anche presidente della Consumer Protection Minister Conference.

 

Se il controllato è anche controllore

Le critiche arrivano in un momento particolare per le sorti del glifosato: l’autorizzazione europea scadrà alla fine del 2015 e la Commissione ha già avviato una nuova procedura, che comprende un’analisi dei rischi. Ecco perché il sottosegretario di Stato tedesco presso il ministero dell’Agricoltura, Robert Kloos, ha sgonfiato le speranze di un divieto: «Al momento, ci manca la base giuridica necessaria», ha detto, rinviando ogni scelta alle valutazioni dell’UE.

Valutazioni dalle quali è lecito aspettarsi ben poco. Infatti, un’inchiesta del Corporate Europe Observatory ha rilevato che all’interno del panel di scienziati incaricato dell’indagine di sicurezza per conto della Commissione Europea, tre elementi sono a libro paga di BASF e Bayer. Il conflitto di interesse è patente e grave: tra chi decide se un prodotto è tossico per la salute di un intero continente ci sono scienziati alle dipendenze dei produttori.

 

La Cina insabbia gli studi sul glifosato

 

Un mondo di pesticidi

Il glifosato è il pesticida più utilizzato in tutto il mondo. Viene nebulizzato in particolare sulle grandi coltivazioni di frutta e cereali, ma anche negli orti più piccoli. Il gigante agricolo Monsanto distribuisce il glifosato sotto il nome di Roundup, prodotto cardine di un business multimiliardario. Le vendite annuali della corporation americana l’anno scorso hanno toccato i 5 miliardi di dollari, muovendo un business complessivo da 15.9 miliardi: la maggior parte degli OGM che Monsanto commercia, infatti, sono realizzati appositamente per “funzionare” in tandem con il diserbante. È così che vincola i contadini di tutto il mondo, quando decidono di passare al biotech sperando di aumentare le rese e i guadagni. Invece spesso si trovano con un pugno di mosche, e gravi patologie fetali. Il glifosato è un forte chelante, cioè immobilizza i micronutrienti critici, rendendoli indisponibili per la pianta. L’efficienza nutrizionale genetica dei vegetali rimane così profondamente compromessa. Le piante infestanti vengono messe fuori causa e i semi OGM, programmati apposta per resistere al glifosato, possono invece crescere indisturbati. Il problema è che le erbacce si evolvono trattamento dopo trattamento, sviluppando l’immunità e trasformandosi in superinfestanti. Forse è per questo che nel 2013 Monsanto ha chiesto e ottenuto dall’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale americana, l’aumento delle soglie di tolleranza per il suo erbicida.

 

L’ok al glifosato apre la porta a nuovi OGM in UE

La quota di mercato degli erbicidi sviluppati dal glifosato potrebbe continuare a crescere in futuro, se le multinazionali avranno il via libera per coltivare OGM in alcuni Stati membri dell’Unione. Potrebbe non volerci molto, dato che il Parlamento Europeo a gennaio ha scaricato pilatescamente le responsabilità sui singoli governi. Con quella decisione, è caduta la barriera continentale alle sementi biotech. Fino ad oggi, solo il mais Mon810 della Monsanto aveva fatto breccia sui nostri suoli, in piccola parte e quasi solo in Spagna. Ma le nuove disposizioni permetteranno un nuovo assalto delle corporation dell’agribusiness, con la certezza di approdare anche nel Regno Unito e in Europa orientale.

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