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Studio sul glifosate: effetti avversi per la salute anche a dosi sicure

glifosate

 

Nuovo studio indipendente sugli effetti del glifosate sulla salute

(Rinnovabili.it) – Gli erbicidi a base di glifosate (Glyphosate-Based Herbicides – GHBs) possono portare ad alcune importanti alterazioni biologiche anche dopo l’esposizione a dosi ritenute “sicure”. A rivelarlo è un nuovo progetto scientifico nato per valutare la tossicità del glifosato nei diversi periodi dello sviluppo: neonatale, infanzia, adolescenza. I risultati, che vogliono essere in realtà soltanto la base di un’indagine più approfondita, contraddicono in parte quanto affermato in passato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) dell’Agenzia Europea per la Chimica (ECHA): i GHBs mostrano effetti sullo sviluppo sessuale, sul microbioma intestinale e genotossicità (la capacità di danneggiare l’informazione genetica causando mutazioni nel DNA cellulare). Anche a dosi giornaliere “accettabili” e dopo un periodo relativamente breve di esposizione.

 

Chi c’è dietro questa nuova ricerca? I dati appartengono alla fase pilota dello Studio Globale sul Glifosato realizzato presso l’Istituto Ramazzini di Bentivoglio, Bologna. Un progetto importante, portato avanti dall’ente fin dal 2016 grazie alla realizzazione di una rete di partner scientifici, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ospedale San Martino di Genova, l’Università di Bologna (Dipartimento di Agraria, Veterinaria e Biostatistica), la Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York e la George Washington University. Gli articoli peer-reviewed, contenenti i dati sugli effetti sul microbioma e sui biomarker espositivi, saranno pubblicati a fine maggio sulla rivista scientifica Environmental Health.

 

L’obiettivo dello studio pilota – spiega la Dott.ssa Fiorella Belpoggi del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni presso – non è tanto quello di risolvere le incertezze sulla cancerogenicità del glifosato e dei pesticidi a base di glifosato (GBHs) che hanno fatto discute diverse agenzie (IARC, EFSA, ECHA)”, quanto piuttosto “evidenziare alcuni effetti sulla salute che sono altrettanto importanti, che si possono anche manifestare a lungo termine con patologie oncologiche”.

 

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Importanti anche perché il glifosate è l’erbicida più usato al mondo: dal 1974, anno della sua entrata in commercio, a oggi sono stati impiegati ben 8.6 miliardi di chili di pesticidi contenenti questa molecola. Il suo utilizzo è letteralmente esploso con l’introduzione delle coltivazioni geneticamente modificate (OGM) a metà degli anni ’90. Ecco perché, come ricorda Belpoggi, “questi primi campanelli d’allarme devono essere necessariamente approfonditi con uno studio globale a lungo termine”.

 

Per continuare il progetto l’Istituto Ramazzini ha lanciato una campagna di crowdfunding. L’obiettivo è un’indagine a lungo termine che estenda e confermi le prime evidenze fornendo risposte definitive ai diversi dubbi che rimangono sugli effetti cronici sulla salute dei GBHs, inclusi gli effetti cancerogeni. “Lo studio – commenta la responsabile della campagna agricoltura di Greenpeace Italia Federica Ferrariopotrebbe introdurre nuovi e importanti elementi per valutare gli effetti del glifosato sulla salute delle persone e fare luce sugli effetti delle formulazioni commerciali a base di glifosato, poiché le persone e l’ambiente non sono esposte solo al suo principio attivo, ma piuttosto a un mix di sostanze chimiche diverse presenti nelle formulazioni commerciali, che tuttora non sono sottoposte ad adeguata valutazione.”

 

Nel frattempo, la Commissione PEST, istituita dal Parlamento Europeo dopo il via libera temporaneo di Bruxelles al glifosato, ha iniziato a evidenziare i primi problemi nel processo di autorizzazione comunitaria. Secondo Eric Andrieu, presidente della commissione speciale, per mancanza di budget e personale l’EFSA “non è in grado di condurre le proprie valutazioni su tutte le possibili minacce alla salute umana potenzialmente causate da sostanze tossiche, cancerogene e nocive”. Non solo. “La decisione presa dalla Commissione europea e dal Consiglio – spiega ancora Andrieu – non è stata contestata dinanzi ai giudici europei. In seguito ai nostri lavori di inchiesta, non è da escludere che richiederemo una nuova valutazione scientifica. In quel caso il glifosato potrebbe essere proibito anche prima del 2022”.

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