Il settore del cemento è responsabile del 7% delle emissioni globali di CO2
(Rinnovabili.it) – I produttori di cemento devono puntare alle zero emissioni nette entro il 2050 se vogliono che il settore sopravviva al cambiamento climatico: questo il monito contenuto in un report realizzato da uno dei principali fondi d’investimento europei e indirizzato ad alcune delle maggiori compagnie del settore edilizio del vecchio continente.
L’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), che riunisce oltre 170 investitori (tra cui compagnie come Aberdeen Standard Investments, BNP Paribas Asset Management, Sarasin & Partners ed Hermes EOS) per un portafogli complessivo di oltre 2 miliardi di euro, ha inviato a produttori di cemento come l’irlandese CRH, la franco svizzera LafargeHolcim e la francese Gobain uno studio in cui indica chiaramente i rischi imprenditoriali che il settore potrebbe dover affrontare se non verranno prese immediatamente contromisure.
Il settore del cemento è responsabile del 7% delle emissioni a livello globale: se fosse considerato come una nazione, il comparto cementizio sarebbe il terzo peggior emettitore al mondo, subito dopo Cina e Stati Uniti.
Le sfide che il cambiamento climatico pone ai produttori di cemento sono di duplice natura: da una parte ci sono quelle puramente ambientali, con i rischi connessi a eventi climatici violenti (danneggiamenti alle infrastrutture o alla catena di reperimento delle risorse), dall’altro quelli economici e finanziari. A livello globale, infatti, si sta allargando il fronte delle amministrazioni che puntano all’obiettivo zero emissioni nel medio – lungo termine: se un gigante dell’industria come il settore del cemento non dovesse anticipare le mosse e fissare le tappe per centrare un simile target rischierebbe, secondo gli esperti del’IIGCC, un brusco ridimensionamento.
Il report segnala le azioni necessarie per i grandi produttori di cemento: fissare l’obiettivo zero emissioni nette entro e non oltre il 2050, stabilendo target intermedi a breve, medio e lungo termine, basandosi sulle informazioni scientifiche e sfruttando le innovazioni tecniche in modo da rientrare nei limiti fissati dall’Accordo di Parigi; sviluppare un sistema stringente di controllo e monitoraggio di settore oltre che una policy trasparente e pubblicamente a sostegno del taglio delle emissioni; prevedere la pubblicazione di dati e report aziendali in linea con le raccomandazioni della Task Force on Climate related Financial Disclosure (TCFD), che invita le grandi compagnie industriali a tracciare le proprie emissioni in modo da puntare continuamente al miglioramento delle performance.
Una sfida già accolta da alcuni centri di ricerca che stanno investendo sulla produzione di nuove basi per la produzione del cemento, come ad esempio gli scarti di caolino o quelli di alluminio o persino i composti biologici come quelli a base di carota realizzati dalla Lancaster University, così come da alcune grandi compagnie: il report dell’IIGCC segnala infatti che già il produttore tedesco HeidelbergCement ha fissato autonomamente l’obiettivo zero emissioni entro metà secolo aprendo la strada ad altre grandi compagnie.
“Il settore del cemento deve assolutamente ridurre il proprio contributo al cambiamento climatico. Ritardare o ignorare questa sfida non è tra le opzioni. Si tratta di un problema in ultima istanza critico da un punto di vista del business per il settore – ha commentato la direttrice dell’IIGCC, Stephanie Pfeifer – Alcune delle economie più sviluppate come il Regno Unito e la Francia stanno adottando l’obiettivo zero emissioni su larga scala. Il settore cementizio deve anticipare le trasformazioni nella società affrontando i limiti alla decarbonizzazione nel breve e medio termine se si vuole assicurare un futuro alle imprese che vi operano”.