(Rinnovabili.it) – Le più recenti immagini satellitari parlano chiaro: in Russia sta bruciando un’area grande come il Belgio. Sono 3,5 milioni gli ettari di foresta in fiamme in Siberia, nella parte più orientale del paese. Una devastazione ben più estesa di quanto era stato appurato solo un paio di settimane fa da Greenpeace, che mette in relazione gli incendi con i dati sull’accelerazione del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici in Russia. E il meteo previsto per i mesi estivi potrebbe aggravare ancora la situazione.
Insomma un evento di portata notevolmente maggiore rispetto all’incendio che ha avvolto il Canada per tutto il mese di maggio. Quando le fiamme avevano raggiunto Fort McMurray e i suoi stabilimenti di sabbie bituminose, gli ettari di boschi andati in fumo erano 240mila. Negli stessi giorni, la Siberia aveva già perso 1 milione di ettari di foresta, anche se il governo provava a ridimensionare i dati e dava, come cifre ufficiali, appena 100mila ettari bruciati.
Il 2016 potrebbe diventare l’annus horribilis per la Russia. Di solito il danno si attesta intorno ai 5-6 milioni di ettari, ma i metereologi avvertono che il clima estivo sarà caldo e secco, condizioni ideali perché gli incendi si propaghino. L’ultimo picco si era registrato nel 2012, quando gli ettari di bosco finiti in cenere erano oltre 11 mln.
D’altronde il riscaldamento globale sta galoppando, in Russia molto più che altrove. Secondo un recente report della Agenzia per il clima e l’ambiente di Mosca, tra il 1976 e il 2012 la temperatura media nel paese si è alzata di 0,43°C ogni 10 anni, più del doppio della media a livello globale che si ferma a 0,17°C.
Più aumenta il riscaldamento globale, più si sviluppano gli incendi. E il fenomeno tende a diventare una tendenza ciclica: fumi e ceneri contribuiscono ad aumentare a loro volta le temperature e a innescare ulteriormente i cambiamenti climatici.