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Giornata Mondiale dell’Ambiente 2019: stop all’inquinamento atmosferico

giornata mondiale dell'AmbienteGiornata Mondiale dell’Ambiente: secondo l’OMS, l’inquinamento atmosferico causa 7 milioni di decessi prematuri ogni anno

 

(Rinnovabili.it) – Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente: istituita dall’ONU nel 1972, l’edizione di quest’anno è incentrata sull’inquinamento atmosferico, un problema che, come illustra un recente report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, causa 7 milioni di decessi prematuri ogni anno ovvero 800 persone ogni 13 minuti, oltre il triplo dei morti annui causati da malaria, AIDS e tubercolosi insieme.

 

Per l’occasione, le agenzie ambientali dell’ONU hanno lanciato la campagna social #BeatAirPollution: una mobilitazione globale per promuovere azioni concrete e far conoscere le best practice con cui combattere l’inquinamento atmosferico a tutti i livelli, da quello domestico a quello territoriale.

 

Secondo l’OMS, 9 persone su 10 vivono in ambienti con parametri d’inquinamento atmosferico dannosi o pericolosi per la salute umana: l’utilizzo dentro le abitazioni di combustibili fossili (come legno e altre biomasse) per il riscaldamento e per la preparazione dei pasti, i trasporti (in particolar modo i veicoli diesel), l’agricoltura e l’allevamento, l’industria (compresa quella di generazione energetica) e la combustione di rifiuti, in particolare organici, all’aperto sono i 5 fattori che più contribuiscono all’abbattimento della qualità dell’aria che respiriamo.

 

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Il solo inquinamento atmosferico domestico è causa di 3,8 milioni di morti premature ogni anno, nella maggior parte dei casi in Paesi in via di sviluppo, di cui il 60% è rappresentato da donne e bambini.

Proprio le categorie fragili sono quelle più a rischio: il 93% dei bambini di tutto il mondo vive in aree in cui i livelli d’inquinamento atmosferico superano i limiti fissati dall’OMS. Un fenomeno all’origine delle 600 mila morti al di sotto dei 15 anni a causa di problemi e infezioni del tratto respiratorio nel 2016.

 

Allo stesso tempo, il mondo in via di sviluppo è quello che paga il maggior dazio quando si parla d’inquinamento dell’aria: il 97% delle città con più di 100 mila abitanti al di sotto degli standard fissati dall’OMS si trovano nei Paesi con bassi o medio bassi livelli di sviluppo economico, mentre la percentuale scende al 29% quando si tratta di città nella parte ricca del globo. I trasporti contribuiscono al 25% delle polveri sottili negli agglomerati urbani, la combustione domestica di carburanti pesa per il 20%, mentre altre attività industriali come la generazione di energia elettrica contribuisce per il 15% dell’inquinamento atmsferico cittadino.

 

Una vera a propria piaga, anche a livello economico: stime della Banca Mondiale sostengono che la spesa per combattere gl’effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico delle 15 nazioni più inquinanti al mondo raggiunge in media il 4% del Pil. Per intenderci, la stessa Banca Mondiale stima nell’1% del Pil mondiale il costo necessario ad attuare tutte le azioni di conversione economica ed energetica per contenere al di sotto dei 2°C il risaldamento globale, come previsto dagli Accordi di Parigi.

 

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