(Rinnovabili.it) – Per fermarsi prima del punto di non ritorno «servono azioni urgenti su scala globale per alleviare le pressioni che gli oceani stanno affrontando». Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon saluta così la Giornata mondiale degli oceani.
Oggi, 8 giugno, il mondo dell’ambientalismo si ferma a celebrare questa ricorrenza, proposta nel 1992 dal Canada e nel 2008 accolta dalle Nazioni Unite. L’intento è mobilitare la società per fare pressione sui decisori mondiali, così che prendano misure a difesa di un ambiente, quello marino, che soffre ogni anno di più. Gli oceani svolgono un ruolo imprescindibile per la salute e l’equilibrio del nostro pianeta. L’obiettivo della giornata è aumentare le aree marine protette: il loro numero nel 2015 è cresciuto, ma resta ben distante dagli obiettivi del 20% entro il 2020 e del 30% entro il 2030.
Le minacce che gravano su questi delicati ecosistemi sono molte. L’acidificazione dovuta ai cambiamenti climatici, con i mari che assorbono il 30% della CO2 prodotta dalle attività umane. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una catastrofe senza precedenti, il peggior sbiancamento della Grande barriera corallina mai visto. Il colpevole principale è il riscaldamento globale, complice l’immobilismo dei governi dell’Asia-Pacifico, ma il colpo di grazia l’ha assestato El Niño.
La drammatica condizione in cui versa questo irripetibile angolo di mondo mette sotto accusa anche l’UNESCO, che l’anno scorso ha deciso di non includere la barriera nella lista dei siti in pericolo. Il risultato è che, ad oggi, il 93% delle 3mila barriere coralline è agonizzante.
Ma la mobilitazione globale per la Giornata mondiale degli oceani – sono centinaia le iniziative in programma in tutto il mondo, consultabili dal sito dell’evento – quest’anno vuole mettere sotto i riflettori un’altra grande minaccia per la vita degli oceani: l’inquinamento dovuto alla plastica. La mano dell’uomo sull’ecosistema è pesante. Da qui al 2050 le tonnellate di plastica nelle acque oceaniche supereranno il peso di tutti i pesci. Secondo le stime del World Economic Forum, negli oceani galleggiano 150 milioni di tonnellate di plastica.
«I cambiamenti climatici – dichiara Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia – non influenzeranno solo la vita dei mari e degli oceani, ma quella di milioni di persone che abitano le loro coste».
È di pochi giorni fa un rapporto del Programma ambientale dell’ONU (UNEP), chiarisce che la plastica biodegradabile –da tempo propagandata come tecnologia verde – è una falsa soluzione al problema: si dissolve rapidamente solo nelle compostiere industriali, a 50 °C, ma in acqua gli stessi danni di quella tradizionale.
La maggior parte degli 8,8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che ogni anno vengono sversati in mare viene da 5 Paesi, tutti concentrati nel quadrante dell’Asia-Pacifico: Cina, Filippine, Thailandia, Vietnam e Indonesia sono responsabili del 60% di questo tipo di inquinamento. In altre parole, in ogni miglio quadrato di mare oggi galleggiano 46.000 pezzi di plastica.