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Germanwatch: l’Italia sale un gradino nella classifica sulle perfomance ambientali

Germanwatch (Rinnovabili.it) – Ha preso il via la seconda settimana di negoziati per la COP19, l’evento in svolgimento a Varsavia che stamane ha visto la presentazione della classifica sulle perfomance ambientali redatta da Germanwatch. Realizzato in collaborazione con il Climate Action Network (CAN) e per l’Italia con Legambiente  il rapporto evidenzia la risalita del Bel Paese che dal 21° posto passa al 18° su 50 per aver ridotto le emissioni inquinanti sfruttando le fonti energetiche rinnovabili e puntando sull’efficienza energetica.

 

“La grande sfida che ha di fronte l’Italia – dichiara Mauro Albrizio, responsabile Politiche Europee di Legambiente – è quella di riuscire a mettere in campo un’ambiziosa politica climatica in grado di rendere strutturali le significative riduzioni delle emissioni dovute alla recessione economica di questi ultimi anni e superare la doppia crisi economica e climatica investendo nella green economy come sta facendo il Portogallo”.

 

Un diciottesimo posto, il nostro, che forse vale anche di più visto che neanche in questa edizione il Germanwatch ha potuto assegnare il podio per mancanza di politiche veramente rivoluzionarie. Mentre le emissioni globali hanno fatto registrare un nuovo picco la buona notizia è che gli inquinanti crescono sempre più lentamente. Bene la Danimarca, che continuando ad abbassare il proprio impatto occupa il 4° posto della classifica anche grazie allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Male invece la Germania, che non rientra per la prima volta nei primi dieci e si posiziona al 19° gradino subito dopo l’Italia. La responsabilità di una tale caduta? Sicuramente l’aver scelto di abbandonare alcune delle politiche climatiche e aver osteggiato la riforma dell’ETS per favorire le aziende energivore tedesche.

Nonostante i diversi allarmi per smog che hanno portato alla chiusura di scuole, aeroporti e autostrade segnali positivi sono stati registrati anche in Cina che si posiziona al 46° posto grazie ad importanti investimenti nelle fonti rinnovabili e nella riduzione del consumo di carbone. Meglio anche gli Stati Uniti che però rimangono stabili in 43esima posizione con una lieve riduzione del rilascio di inquinanti da parte del settore energetico e trasporti grazie a politiche più ferme e a nuovi standard imposti alle centrali più inquinanti.

 

“I prossimi giorni qui a Varsavia – continua Albrizio – devono segnare un punto di svolta per l’Europa, che ancora una volta si trova a dover giocare un ruolo cruciale come quello svolto in passato per l’adozione del Protocollo di Kyoto. Senza una forte leadership europea la strada che da Varsavia porta a Parigi rischia di essere pericolosamente in salita”.

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