(Rinnovabili.it) – Ormai sembra cosa fatta: la Germania è pronta a vietare sul territorio nazionale la coltivazione di organismi Ogm. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera a una bozza di legge dopo un lungo periodo di esitazioni. Il provvedimento ora passa al parlamento, ma l’iter non dovrebbe riservare sorprese.
Il nodo da sciogliere riguardava una delicata questione legale. La Germania infatti è tra i paesi dell’Unione Europea più apertamente contrari all’introduzione degli organismi geneticamente modificati, al pari della Francia, e il tema non è particolarmente divisivo tra i partiti politici. Restava invece da determinare a chi compete la decisione: alle autorità federali o ai governi dei singoli Lander? La bozza, dopo lunghe contrattazioni, prevede che siano entrambi i livelli a dover prendere di concerto ogni futura decisione, da esaminare caso per caso.
Una possibilità, quella messa in campo dal governo di Berlino, esplicitamente prevista dalla nuova direttiva Ue approvata nel marzo del 2015. Il pacchetto dava il via libera gli Ogm in Europa modificando il regolamento del 2001, ma delegava agli Stati membri la limitazione o il divieto di coltivare organismi geneticamente modificati sul proprio territorio, anche dopo l’autorizzazione della Commissione europea. Ma non è detto che sia facile tradurre il divieto in realtà.
A pochi mesi dall’approvazione della direttiva Ue, la Germania aveva richiesto una deroga (prevista dal meccanismo di opt out), come gran parte degli Stati membri. Il testo di legge Ue consente infatti ai paesi di richiedere l’esenzione totale (o delle restrizioni alla coltivazione) durante la fase di autorizzazione o rinnovo senza fornire motivazioni, a meno che la società produttrice non le richieda.
Nel caso di colture già autorizzate, gli Stati membri possono imporre unilateralmente restrizioni se sono in grado dimostrare che queste sono essenzialmente collegate a obiettivi della politica ambientale o agricola. La società e la Commissione europea, però, possono contestare la decisione e aprire un contenzioso pieno di insidie. Il paese infatti non può andare contro la valutazione ambientale dell’Efsa, e dal momento che le norme prevedono solo restrizioni locali, è più difficile sostenere che sia giustificabile un veto per l’intero paese.