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Perché in Germania fare fracking non conviene

Perché in Germania fare fracking non conviene-

 

(Rinnovabili.it) – Vale la pena, per soli 10 anni di energia, contaminare l’acqua potabile, devastare l’ambiente e riempire di aree industriali il paesaggio? La domanda viene da uno studio sul fracking in Germania, prodotto dalla ONG tedesca Energy Watch Group. Il lavoro dell’organizzazione mira a rendere più difficoltoso il cammino del governo, che ormai ha imboccato da circa un mese il sentiero del gas da scisti.

I costi superano qualsiasi beneficio, fa notare Energy Watch Group nel suo report: l’impatto ambientale provocato dall’estrazione di idrocarburi non convenzionali in Germania ed Europa non è in alcun modo proporzionale alle materie prime ottenute con questo metodo di trivellazione.

 

«Non dobbiamo confrontare le condizioni del fracking in Germania con quelle degli Stati Uniti – ha detto Werner Zittel, autore della ricerca – La Germania è molto più densamente popolata, fatto che accresce il rischio per le persone e per l’ambiente nei pressi dei siti di estrazione».

Oggi, spiega Zittel, sono poche le indagini scientificamente valide sugli effetti del fracking sull’ambiente e le comunità, ma non servono esperti per notare da sé i gravi danni agli ecosistemi che continuamente vengono evidenziati negli Stati Uniti, dove la pratica è diffusa.

 

Alcuni lavori scientifici hanno documentato come la fratturazione idraulica sia all’origine di terremoti di piccola entità, i quali però possono essere concausa di terremoti molto più pericolosi. Le perdite di metano dai pozzi di estrazione generano emissioni ben più inquinanti in percentuale rispetto alla CO2, e perciò potenzialmente più climalteranti. Senza contare l’inquinamento delle falde acquifere con le sostanze chimiche iniettate nel terreno, che in USA è un fatto conclamato e accaduto in più Stati.

Se non bastassero tutte queste motivazioni, anche il rapporto costi-benefici non sembra arridere al fracking tedesco. In primo luogo, la Germania non ha le condizioni infrastrutturali per puntare su questa tecnica. Dovrebbe investire parecchio denaro nell’industrializzazione delle aree che vuole sfruttare, modificare le strade per le necessità di sicurezza che impone lo stoccaggio e il trasporto della sabbia speciale richiesta per il fracking. Vale la pena spendere risorse per una tecnica che potrebbe garantire energia per una decina d’anni al massimo?

 

La domanda la pone Hans-Josef Fell, presidente di Energy Watch Group, che considera il fracking una doppia trappola.

«Il commercio di gas naturale negli Stati Uniti è in calo dal 2009 – ha detto Fell – e la colpa è del calo del prezzo del petrolio. Queste condizioni provocano fallimenti di aziende nel settore del fracking, che finanzia i costosi processi di perforazione in gran parte con prestiti che non può rimborsare».

L’altro rischio deriva dalla situazione opposta, cioè dall’aumento dei prezzi dell’energia a causa di una carenza di materie prime. Il risultato è un aumento della concorrenza che viene dal parallelo sviluppo delle fonti rinnovabili.

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