Il Paese che più ha contribuito a spingere l’Ue verso l’approvazione del glifosato ora cerca di uscire pulito da un voto riprovevole
(Rinnovabili.it) – Getta il sasso e poi nasconde la mano. La Germania, Stato membro relatore nel processo di rivalutazione del glifosato nell’Unione europea, ha svolto un ruolo chiave nello spingere la Commissione verso il rinnovo dell’autorizzazione all’uso e alla vendita di questo erbicida «probabilmente cancerogeno» per l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). Eppure, sembra intenzionata ad astenersi nella votazione che, giovedì prossimo, approverà la sostanza per altri 9 anni. È quanto sostiene Reuters, che ha ottenuto conferme da enti dell’Unione europea. Troppi dissidi nella coalizione di governo: i ministri socialdemocratici dell’SPD non sono d’accordo con i conservatori della CDU e i dissapori dovrebbero portare lo Stato a non esprimersi, nonostante il contributo determinante al processo.
È stato infatti l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) a fornire la stima degli effetti di questo principio attivo su cui si è basata l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nella sua relazione di novembre. L’EFSA ha definito il glifosato «probabilmente non cancerogeno», aprendo un contrasto scientifico con la IARC tra i più accesi degli ultimi anni, ma spianando la strada al rinnovo della licenza.
Il glifosato è il diserbante più diffuso al mondo. Brevettato dalla Monsanto nel 1974, è presente oggi in circa 750 formulati che rappresentano il 25% del mercato mondiale degli erbicidi. Vale circa il 15% (la percentuale più alta) di tutte le sostanze chimiche per l’agricoltura vendute in Italia. Il glifosato è strettamente legato alla produzione di OGM, costruiti appositamente per resistere alla sua azione disseccante. Soia, mais e colza geneticamente modificati sono utilizzati nell’85% dei mangimi per animali nel nostro Paese.