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La Germania ammette che fallirà gli obiettivi sul clima

Troppo carbone, troppo poche rinnovabili, imminente addio al nucleare. La Germania è costretta a ritrattare pubblicamente gli obiettivi sul clima

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I target 2020 sul clima non verranno raggiunti

 

(Rinnovabili.it) – Era nell’aria, ma nessuno aveva il coraggio di ammetterlo. La grande Germania deve fare una clamorosa retromarcia sulle politiche ambientali. Non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi sul clima per il 2020, e deve renderlo pubblico. Così, mentre a più di tre mesi dalle elezioni non si sono ancora conclusi i negoziati per la formazione di un governo, i due maggiori partiti politici tedeschi si sono accordati sull’abbandono dell’impegno a ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020.

Lo ha riferito ieri l’agenzia di stampa Reuters, citando due fonti interne ai negoziati della possibile coalizione tra socialdemocratici e popolari, santa alleanza che si configura dopo che l’ipotesi di un patto con i verdi è svanita. I negoziatori incaricati di trovare una posizione comune sull’energia e l’ambiente hanno dichiarato che concorderanno presto un pacchetto di misure per colmare il divario quanto più possibile, mantenendo per ora fermo il target di riduzione del 55% entro il 2030 rispetto al 1990.

 

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Già all’inizio del 2017 si levavano le prime voci critiche sulla possibilità di centrare gli obiettivi dichiarati dal governo Merkel sul clima. Dopo la decisione di abbandonare l’energia nucleare entro il 2022 il settore del carbone, che in Germania era sull’orlo della crisi, ha ripreso vigore. Le centrali a lignite e le grandi miniere sono tornate in auge e sussidiate dal ministero dell’Economia di Sigmar Gabriel. Ma una produzione elettrica tanto inquinante determinerà il fragoroso flop della Germania, che manca gli obiettivi nazionali con un margine più ampio di quanto previsto. In uno scenario business as usual, infatti, il Ministero dell’Ambiente aveva previsto che le emissioni tedesche nel 2020 sarebbero state inferiori ai livelli del 1990 di una quota pari al 31,7%-32,5%. Ben al di sotto delle attese, soprattutto, dei proclami.

Ad aggiungere una punta ulteriore di amarezza è stata la dichiarazione di RWE, secondo player del settore energetico tedesco, che ha richiesto le autorizzazioni ad ampliare una miniera di lignite proprio nel giorno in cui i negoziatori gettavano la spugna sulla lotta al riscaldamento globale.