(Rinnovabili) – Irresponsabile e irrazionale. Il giudizio della National Academy of Sciences sulla geoingegneria è categorico. A supporto della tesi sono stati pubblicati ieri due rapporti sulle tecniche di contrasto al riscaldamento globale che prevedono la manipolazione del clima: uno prende in esame il sequestro del carbonio (CCS) e l’altro la riflessione delle radiazioni solari per raffreddare il pianeta. La relazione in due volumi ha richiesto 18 mesi di lavoro e un team di 16 scienziati.
Essi non hanno escluso l’idea di condurre ulteriori ricerche per un argomento considerato tabù fino a qualche anno fa, ma hanno ampiamente sconsigliato di cercare soluzioni alternative alla riduzione delle emissioni attraverso una conversione del modello energetico.
«Il fatto che gli scienziati stiano valutando interventi tecnologici sul clima dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme – ha detto Marcia McNutt ex direttrice della US Geological Survey – Dobbiamo sforzarci di più per ridurre le emissioni, che è il metodo più efficace e meno rischioso di combattere il cambiamento climatico. Ma più a lungo aspettiamo, più è probabile che avremo bisogno di implementare alcune forme di rimozione della CO2 per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici».
Ma la geoingegneria ha sponsor piuttosto potenti, sebbene sia sostanzialmente ignota al grande pubblico: Bill Gates, tra gli altri, ritiene che abbia un enorme potenziale e ha finanziato la ricerca ad Harvard.
Le tecniche di geoingegneria, secondo la National Academy of Sciences, rimangono estremamente rischiose e rappresentano una pericolosa scorciatoia. La leva scientifica potrebbe essere utilizzata in funzione politica. Il contesto infatti vede i governi impastoiati nella difficoltà di tagliare le emissioni puntando sull’abbandono dei combustibili fossili e lo sviluppo di fonti rinnovabili. Le pressioni di lobby per rallentare il processo sono estremamente efficaci, e la geoingegneria sarebbe un ottima soluzione, per politici e multinazionali inquinanti, di continuare con il business as usual. Verrebbe delegata alla scienza, sempre a caccia di finanziamenti, la gestione del problema, giustificando con l’emergenza gli alti rischi di queste tecniche di hackeraggio del pianeta.
Cannucce succhia-carbonio e nuvole di zolfo
Gli scienziati hanno esaminato due soluzioni tecnologiche su scala planetaria contro il cambiamento climatico: il risucchio delle emissioni di carbonio dall’atmosfera (carbon dioxide removal), e l’aumento della quantità di luce solare riflessa nello spazio (albedo modification).
Nel primo caso si tratterebbe di catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera e pomparla sottoterra ad alta pressione. Una tecnologia simile è oggi in fase di sperimentazione in un piccolo numero di centrali a carbone.
Spargere biossido di zolfo nell’atmosfera, invece, secondo le simulazioni al computer potrebbe abbassare le temperature, come accade dopo le eruzioni vulcaniche. Ma il raffreddamento sarebbe temporaneo e i rischi enormi, avverte il report. Questi interventi infatti non servirebbero a ridurre le emissioni in atmosfera, ma semplicemente a mascherare alcuni dei sintomi.
Il rapporto ha anche screditato l’idea di cospargere l’oceano con limatura di ferro per creare colonie di plancton in grado di assorbire l’anidride carbonica.
Anche con tali tecnologie all’orizzonte, dunque, «la riduzione delle emissioni è di gran lunga il modo migliore di affrontare il problema – ha detto Raymond Pierrehumbert, scienziato del clima all’Università di Chicago e membro della commissione che ha steso la relazione – La regolazione della luminosità del sole attraverso un aumento della riflettività della terra non è da considerarsi un sostituto a basso costo per la riduzione della CO2».
Ma ogni giorno di inerzia della comunità internazionale avvicina il momento in cui la geoingegneria entrerà prepotentemente nelle agende politiche.