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Gasdotto TAP, tutto regolare per la procura. Ma il cantiere dov’è?

Qualche metro di rete srotolato in 30 minuti da due operai a poche ore dalla scadenza contrattuale e un escavatore bastano poi per confermare che sì, il cantiere è stato a tutti gli effetti installato

Gasdotto TAP, tutto regolare per la procura. Ma il cantiere dov’è?

 

(Rinnovabili.it) – Tutto regolare nell’iter per il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) secondo la procura di Lecce, che ha chiesto al gip di archiviare le due inchieste ancora pendenti. Il maxi progetto che dovrebbe portare gas azero dal mar Caspio al Salento, attraversando 6 Paesi per un totale di 3.500 km, sembra essere un passo più vicino alla realizzazione. Regolare l’avvio del cantiere a Melendugno, così come regolare sarebbe il rilascio della Via da parte del ministero dell’Ambiente. Punti che erano stati sollevati tramite esposti – da cui erano nate le indagini – presentati dal sindaco di Melendugno Marco Potì, dal parlamentare 5 Stelle Diego De Lorenzis e dal presidente del comitato No Tap Salento Alfredo Fasiello.

 

Regolari procedura di Via e apertura del cantiere per il TAP

Per il procuratore Cataldo Motta, che ha firmato la richiesta di archiviazione, il Minambiente non ha commesso errori di procedura. Il punto della questione è la mancata applicazione della direttiva Seveso sul pericolo di incidenti rilevanti, che la procura avrebbe stralciato perché la quantità massima di gas nel terminale di ricezione risulterebbe appena al di sotto della soglia delle 50 t, oltre la quale si dovrebbe sicuramente applicare la direttiva.

Qualche metro di rete srotolato in 30 minuti da due operai a poche ore dalla scadenza contrattuale e un escavatore bastano poi per confermare che sì, il cantiere è stato a tutti gli effetti installato. Così risulterebbe dal sopralluogo dei finanzieri inviati da Motta il 20 maggio scorso, che nel documento consegnato al gip scrive:

“Gli accertamenti hanno confermato l’installazione del cantiere con una recinzione arancione e inizio dei lavori di scavo dei saggi archeologici entro il termine previsto del 16 maggio, mentre alla verifica del 20 risultava allestita una seconda area di cantiere, installato un bagno chimico e avviate indagini archeologiche con rimozione dello strato superficiale del terreno”.

Per il fronte che si oppone al TAP si tratta di una semplice operazione “cosmetica” e non un vero cantiere, quindi lo sforamento della data ultima dovrebbe far decadere l’Autorizzazione Unica rilasciata dal Mise.

 

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Il gas azero tra ulivi da spostare e diritti umani dimenticati

Ma i rallentamenti ai lavori non finiscono qua. Proprio il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda si lamentava alcuni giorni fa dell’atteggiamento della Regione Puglia. Tutto ruota attorno all’espianto di 231 ulivi dal litorale di San Foca, seguiti in una seconda fase da altri 1700. Durante un workshop a Cernobbio Calenda ha ricostruito così la vicenda: “A un certo punto la Regione ci dice che non si può fare in estate perché si rovinano, ok lo facciamo adesso poi ci dicono che sono alberi di alto fusto e quindi non è possibile mettere sotto di loro un tubo di un metro e mezzo. Si sta parlando di un metro e mezzo di tunnel, vi sembra che gli ulivi possano essere ad alto fusto, può una Regione dichiararli ad alto fusto per bloccare un investimento?”.

Insomma, il cantiere sarà allestito ma i lavori certo non sono iniziati. In Albania e Grecia invece le ruspe sono già all’opera per realizzare il nuovo corridoio meridionale del gas. Ma Calenda afferma fiducioso che il progetto TAP andrà avanti. Gli investimenti azeri, d’altronde, fanno gola al Governo. Così tanto che vengono sistematicamente ignorate le gravi violazioni dei diritti umani commesse dall’Azerbaijan, su cui sono ben pochi in Italia ad aprir bocca e certo non negli ambienti del Governo. E con questa richiesta di archiviazione anche le proteste di attivisti e amministrazioni locali, preoccupati per le ricadute del gasdotto sull’ambiente, vengono messe a tacere.