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Gas serra e disgelo legati da un nodo indissolubile

I gas imprigionati nel permafrost si liberano nell'atmosfera a causa del disgelo. Le conseguenze del climate change sono state analizzate da un gruppo di ricercatori americani

(Rinnovabili.it) – I gas serra provocano il disgelo e il disgelo rilascia gas serra. E‘ un circolo vizioso a legare indissolubilmente l’inquinamento, la riduzione delle calotte polari e il rilascio delle emissioni nocive. A rivelarlo un’indagine condotta da 41 scienziati internazionali pubblicata recentemente sulla rivista Science, nella quale viene rivelata la possibilità per cui durante il disgelo del permafrost venga rilasciata la stessa quantità di anidride carbonica prodotta dalla deforestazione ma con conseguenze climatiche più impattanti perché prevedono il rilascio, oltre che della CO2 anche del metano, gas climalterante che provoca conseguenze ambientali più gravi rispetto all’anidride carbonica.

Per arrivare a tale risultato i ricercatori dell’Università della Florida e dell’Università dell’Alaska hanno anche condotto un sondaggio chiedendo agli scienziati esperti del clima quale sia la percentuale di disgelo prevista per il permafrost, in modo da poter valutare anche il futuro rilascio degli inquinanti. Tenendo conto delle quantità di carbonio stoccate naturalmente nel sottosuolo, ad esempio contenute nei giacimenti di carbone e al di sotto del terreno congelato  al momento le conoscenze acquisite rivelano che “C’è più di carbonio organico nei suoli del nord che in tutti gli esseri viventi messi insieme; è una cosa davvero sconvolgente”, hanno rivelato i ricercatori.

I terreni del Nord, hanno informato i ricercatori, imprigionano circa 1.700 miliardi di gigatonnellate di carbonio organico, circa quattro volte in più di tutto il carbonio mai emesso dalle moderne attività umane e il doppio di quanto ce ne sia ormai in atmosfera, secondo le ultime stime. Quando il permafrost si scioglie, il materiale organico nel terreno si decompone e rilascia gas come il metano e anidride carbonica.

“Sappiamo di numerosi processi che influenzano il destino del carbonio artico, ma non sappiamo ancora come inserirli in modelli climatici specifici”, ha detto unodei ricercatori, Benjamin Abbott. “Speriamo di identificare alcuni di questi processi in modo da riuscire ad incorporarli nei diversi modelli.”