(Rinnovabili.it) – Una scia di polemiche ha accompagnato il tragitto della prima nave carica di shale gas, ottenuto con il fracking, dagli Stati Uniti all’Europa.
Si tratta di 27.500 metri cubi di etano che finirà nella raffineria britannica dell’azienda chimica Ineos, a Grangemouth. La nave è arrivata in Norvegia, Paese da cui partiranno le spedizioni verso l’Inghilterra. L’etano è un componente del gas naturale che può essere trasformato liquefatto per rendere più facile il trasporto. Il gas viene raffreddato a -90 °C per la traversata di 6 mila chilometri verso l’Europa.
La Ineos ha investito 2 miliardi di dollari in un programma di importazione di 5 anni, e reputa questo «un giorno strategicamente importante», poiché «per la prima volta in assoluto l’Europa è in grado di accedere a questa energia essenziale».
Ineos ha noleggiato otto imbarcazioni appositamente costruite, che dovrebbero fare le veci di un oleodotto USA-Europa. Il gas da scisti che arriva nel nostro continente viene da un terminale di esportazione vicino a Philadelphia, rifornito a sua volta da idrocarburi estratti dal Marcellus Shale. Si tratta di uno dei più grandi bacini al mondo di gas naturale, e si estende sotto 6 Stati americani: New York, Pennsylvania, Ohio, West Virginia, Maryland e Virginia.
Ma l’apertura di un canale di importazioni ha acceso le polemiche in Gran Bretagna, dove il governo sta portando avanti una strategia energetica che fa ampio affidamento sul fracking e il gas naturale. Cosa che non piace alle comunità locali – che non vogliono le trivelle nei pressi delle loro case – e alle organizzazioni ambientaliste, che conoscono l’impatto sociale e ambientale del gas non convenzionale.
Un paio di settimane fa, proprio in Pennsylvania, una azienda che perforava il Marcellus Shale intossicando le famiglie della città di Dimock, è stata condannata a risarcire due famiglie con 4,2 milioni di dollari.
È già la seconda nave che parte dagli USA carica di idrocarburi estratti con metodi non convenzionali: il mese scorso la Cheniere Energy ha esportato LNG in Brasile. Sono le prime due sortite degli Stati Uniti dal 1973, quando misero il bando alle esportazioni. Ma il boom del fracking, negli ultimi 10 anni, ha mandato a picco il prezzo del petrolio e incoraggiato Obama a togliere lo storico divieto.
A livello commerciale, l’Unione europea ha premuto straordinariamente sull’amministrazione americana, al fine di aprire canali stabili per le importazioni attraverso il TTIP, l’accordo di libero scambio sul commercio e gli investimenti. I numerosi critici del trattato sostengono che ciò aumenterà le emissioni globali, inserirà nel mix energetico altro carburante fossile proveniente da fonti ad alto tenore di carbonio e rallenterà lo sviluppo delle energie rinnovabili.