I cittadini sardi e la politica dicono no al nucleare. La decisione sul deposito unico nazionale per le scorie atomiche slitta oltre le elezioni regionali
(Rinnovabili.it) – Sul deposito unico che dovrebbe garantire il decommissioning nucleare dell’Italia, il ministro dell’Ambiente è ottimista. Un po’ meno lo sono i cittadini sardi, che ieri hanno contestato la sua visita a Cagliari. «Il deposito per le scorie è sicuro, garantirà posti di lavoro e ricerca», si è difeso Gian Luca Galletti. Ma non piace agli isolani l’idea di vedersi affacciare i politici alle loro coste solo quando si tratta di elezioni e grane. Sull’isola incombe l’ombra di un inceneritore e delle trivellazioni, senza contare gli orrori dovuti allo smaltimento illecito di rifiuti militari nella ex base di Quirra.
«Se le popolazioni non dovessero essere interessate – ha spiegato Galletti alla stampa e ai comitati che lo contestavano – allora ci sarà la nomina di un comitato interministeriale che deciderà il sito, ma ripeto: nulla è stato deciso e comunque passeranno ancora molti mesi. Ci sarà una fase di confronto pubblico che durerà quattro mesi con tutte le popolazioni dei siti interessati. Alla fine di questa consultazione ci sarà una conferenza nazionale durante la quale si vedrà se i Comuni vorranno ospitare il sito».
Rispetto ad altre zone, la Sardegna ha un problema ulteriore: quello del trasporto. Come si portano le scorie fin sull’isola? Via nave? In volo? Non sembra dunque la candidata naturale (così promette il ministro), ma non si sa mai. Anche perché nelle scorse settimane sono corse voci che invece la vedevano in pole position. Ecco perché i suoi abitanti sono saltati sulla sedia e hanno deciso di ricevere Galletti in modo tale che non potesse equivocare il messaggio.
Il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, ha detto al ministro che «il nostro è un no deciso, e confermo il sentimento della comunità sarda su questo argomento oltre a quanto ho dichiarato in Consiglio regionale. Sulla Sardegna grava già il peso eccessivo delle servitù militari: il deposito delle scorie sarebbe una nuova servitù che non vogliamo».
La patata bollente, per ora, resta saldamente in mano al governo, ISPRA e Sogin, i tre soggetti che si occupano della faccenda. Il processo di individuazione delle aree idonee per il deposito unico delle scorie nucleari è in ritardo, e i tempi minacciano di allungarsi fino al 2016. Le motivazioni non bisogna andarle a cercare troppo lontano: o si tratta di impedimenti tecnici, oppure, più probabilmente, i politici stanno tutti alla finestra, in attesa del risultato delle prossime elezioni regionali. Poi torneranno all’attacco.