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G20: firmato accordo quadro contro l’inquinamento da plastica negli oceani

Riuniti a Karuizawa, in Giappone, i 20 Ministri dell'Ambiente hanno sottoscritto un accordo internazionale non vincolante per condividere informazioni e misure di contenimento all'inquinamento nei mari

g20 karuizawaIl G20 riunisce i rappresentanti di Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Sud Corea, Turchia, Unione Europea

 

(Rinnovabili.it) –  – Un nuovo accordo internazionale per combattere l’inquinamento da plastica negli oceani, condividere strategie e azioni vincenti in merito e ridurre i consumi: è il risultato della due giorni che ha visto riuniti i Ministri dell’Ambiente e dell’Energia del G20 a Karuizawa, nella Prefettura di Nagano, in Giappone.

 

L’accordo non vincolante prevede soprattutto la condivisione d’informazioni, piani, misure e best practice per combattere e ridurre l’inquinamento da plastica nei mari tra le 20 Nazioni firmatarie.

Allo stesso tempo, il quadro di collaborazione stipulato a Karuizawa chiama alla collaborazione internazionale in una serie di aree produttive collegate all’utilizzo di plastica e corresponsabili dell’inquinamento marino: in particolare, nel documento sottoscritto dai Ministri dell’Ambiente del G20 si fa menzione a un uso più efficiente delle risorse naturali, allo sviluppo di tecnologie e metodologie innovative nella gestione dei rifiuti e nel trattamento delle acque, e all’incentivazione di prodotti ecosostenibili.

 

L’accordo non fa diretto riferimento al divieto di particolari tipologie di prodotti in plastica monouso, sulla scorta di quanto approvato dall’Unione europea lo scorso marzo, ma invita comunque i Paesi firmatari ad impegnarsi per contenere la produzione di prodotti “non necessari.

 

Il G20 riunisce i rappresentati di Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Sud Corea, Turchia, Unione Europea: una comunità eterogenea con diversi livelli di sviluppo e benessere economico e sociale. Di qui la difficoltà di varare piani operativi che valgano per tutti i firmatari dell’accordo (che ricordiamo non è vincolante) e la scelta di fissare “solamente” obiettivi e standard comuni.

 

“Sono felice che, insieme a nazioni emergenti e in via di sviluppo, siamo riusciti a raggiungere un accordo quadro internazionale”, ha commentato il Ministro dell’Ambiente giapponese, Yoshiaki Harada.

 

“Nel documento finale del G20 c’è un impegno della comunità internazionale a lottare contro l’inquinamento da plastica nei mari – scrive in una nota stampa il Ministro dell’Ambiente italiano, Sergio CostaÈ un buon risultato, un importante primo passo che adesso dovrà essere sostanziato da azioni concrete e da impegni sempre più stringenti. È arrivata l’ora di uscire dall’era del Plasticocene, (Plastic age) l’era dominata dalla plastica usa e getta e lo si può fare solo lavorando tutti insieme”.

 

L’accordo arriva a pochi giorni dall’annuncio del Giappone che, sulla scia di quanto fatto dal Regno Unito, ha fissato l’obiettivo di decarbonizzazione di industria e società entro la seconda metà del secolo. A fine mese, tra il 28 e il 29 giugno, la città di Osaka ospiterà i grandi del mondo, in una nuova riunione del G20, stavolta con la presenza dei Capi di Stato.

 

In un comunicato disgiunto, i Ministri dell’Energia riuniti a Karuizawa hanno lanciato un appello per garantire maggiore sicurezza agli approvvigionamenti energetici, tema particolarmente caldo dopo i recenti attacchi a due petroliere a largo dello Stretto di Hormuz, e soprattutto maggiori investimenti in fonti rinnovabili, idrogeno in particola modo (su cui il Giappone punta in particolar modo per ridurre la propria dipendenza da carburanti fossili).

 

Nessuna indicazione sul fronte dell’abbandono delle energie fossili: mentre i Ministri dell’Energia del G20 invitano ad aumentare l’utilizzo di gas naturale (che produce meno emissioni del carbone ma è tutt’altro che una fonte “pulita), gli unici riferimenti alla lotta alle emissioni sono arrivate dall’incentivo a sviluppare tecnologie di Cattura e Stoccaggio del Carbonio (CCS) e di Cattura e Utilizzo del Carbonio (CCU).

 

Entro la fine dell’anno, presumibilmente in autunno, i Ministri dell’Ambiente si dovrebbero riunire nuovamente, sempre in Giappone, per il G20 Resource Efficiency Dialogue: in quell’occasione dovrebbero essere presentate alcune delle azioni concrete frutto dell’accordo stipulato a Karuizawa.