Rinnovabili • fusione dei ghiacci Rinnovabili • fusione dei ghiacci

Perché con la fusione dei ghiacci aumenta anche l’inquinamento

Negli anni in Groenlandia si sono accumulate sostanze chimiche tossiche come mercurio, piombo, PCB. La fusione dei ghiacci le sta riportando nell'ambiente

fusione dei ghiacci

 

Il ruolo della fusione dei ghiacci nell’inquinamento del mare

 

(Rinnovabili.it) – Nessuno aveva mai pensato che la fusione dei ghiacci potesse aumentare l’inquinamento del mare e mettere a rischio la salute dell’uomo. Ma nuove ricerche mettono in risalto il rapporto tra l’accumulo di sostanze tossiche nelle piattaforme ghiacciate come la Groenlandia e il riscaldamento globale. In particolare, sulla rivista Environmental Research Letters è apparso uno studio condotto da ricercatori danesi che dimostra come i microbi presenti nel ghiaccio possano resistere e degradare contaminanti emessi a livello mondiale come il mercurio, il piombo, i policlorodifenili  (PAH) e gli idrocarburi policiclici aromatici (PCB).

La dottoressa Aviaja Hauptmann, dell’Università della Groenlandia, ha guidato la ricerca e ha dichiarato che «Gli inquinanti diffusi globalmente si accumulano nell’Artico e si conservano negli ambienti congelati della criosfera». In pratica, le grandi aree ghiacciate del pianeta sono diventate serbatoi di sostanze chimiche tossiche.

Per questo la ricerca sollecita i decisori a porre attenzione al potenziale rilascio di contaminanti antropici in un ambiente che si trova in rapida evoluzione. La fusione dei ghiacci a causa del cambiamento climatico, infatti, può non solo aumentare il livello del mare, ma anche inquinare l’ambiente circostante attraverso il rilascio di sostanze accumulate negli anni.

 

>> Leggi anche: Fusione dei ghiacci, inondata la banca dei semi alla fine del mondo <<

 

«La nostra comprensione di come i processi biologici interagiscono con la contaminazione nell’Artico è limitata e per questo speriamo che il nostro studio rappresenti un grande passo avanti nella comprensione e nella risoluzione di questo problema», ha spietato Hauptmann.

I ricercatori hanno raccolto campioni da diversi punti della superficie gelata in Groenlandia. L’analisi ha portato a risultati che mostrano come le comunità microbiche presenti nelle lastre di ghiaccio abbiano la capacità non solo di sopravvivere, ma anche di degradare queste sostanze chimiche. Impressionante come esse si trovino a tale distanza dalle principali attività umane che le producono, e che consentono agli esperti di concludere come la Groenlandia non sia a tutti gli effetti un luogo incontaminato.