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Fukushima, metà dei soldi spesi e zero risultati

Fukushima metà dei soldi spesi e zero risultati-

 

(Rinnovabili.it) – In 4 anni il Giappone ha già speso 4.5 miliardi di euro nel tentativo di smantellare la centrale nucleare di Fukushima. Si tratta di una cifra superiore alla metà del budget che Tepco – il gestore dell’impianto – aveva stimato per completare le operazioni. Ma il processo andrà avanti per 30-40 anni e, se la matematica non è un’opinione, i costi lieviteranno a dismisura. Lo rileva un audit tecnico commissionato dal governo di Tokio e riportato ieri dal principale quotidiano nipponico, l’Asahi Shimbun. Il Collegio dei Revisori, che ha redatto la perizia, ha sottolineato che l’aumento dei costi potrebbe pesare significativamente sulle tasche dei contribuenti.

Il problema principale, che ha interferito nel processo di smantellamento della centrale disastrata, sono state le numerose perdite d’acqua radioattiva. Inoltre, il governo sborserà in anticipo fino a 70 miliardi di euro (9 trilioni di Yen) per risarcire le vittime del disastro e la decontaminazione delle aree intorno all’impianto. Tepco e le altre società elettriche dovrebbero restituire la maggior parte di questi costi, che per anni (se non per sempre) graveranno sulla collettività.

 

Tuttavia, la commissione incaricata dell’audit ha dichiarato che la restituzione del denaro dei contribuenti dipenderà dai progressi fatti nel lavoro di decontaminazione.

«Se il processo di disattivazione e le misure contro l’accumulo di acqua contaminata incontrassero problemi, questo potrebbe influenzare i piani del governo per recuperare le spese», ha detto un membro del gruppo di esperti.

 

Fukushima metà dei soldi spesi e zero risultati

 

Le difficoltà del decommissioning di Fukushima

Da gennaio ad oggi circa 600.000 tonnellate di acqua contaminata sono state immagazzinate nei serbatoi sotterranei dell’impianto. Ma i sistemi di depurazione, che costano investimenti per decine di miliardi di yen, sono andati incontro ad una serie di malfunzionamenti.

Inoltre, il governo ha speso 310 milioni di euro per creare un muro di ghiaccio nel sottosuolo, una barriera gelida in grado di circondare il reattore alla base e deviare le acque sotterranee non contaminate lontano dalla centrale, facendole sfociare nell’oceano. Questo progetto ha avuto inizio nel giugno del 2014, ma i progressi sono stati lenti, e restano dubbi circa l’efficacia del piano.

Problemi insormontabili rimangono anche per quanto riguarda la disattivazione dei reattori: il livello di radiazioni è così alto in alcune zone dell’impianto, che i lavoratori non possono nemmeno avvicinarsi per stimare l’entità del danno e lo stato del combustibile nucleare.

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