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Fukushima: il robot tocca i primi detriti di combustibile fuso

 

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Svolti i primi test per comprendere la fraglilità del combustibile fuso nel rettore 2 di Fukushima

(Rinnovabili.it) – Sono giorni critici quelli che si stanno vivendo alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. I tecnici della TEPCO, la società che gestisce l’impianto e la sua messa in sicurezza, sono impegnati nella difficile operazione di recupero del combustibile fuso sul fondo del rettore 2, una delle tre unità danneggiate dopo il violento terremoto e tsunami che nel 2011 colpì il Paese (leggi anche Fukushima, 6 anni dopo: radiazioni record e spese doppie).

Nonostante siano passati ormai quasi sette anni dall’incidente, gli interventi procedono lentamente e con cautela. Le unità robotiche hanno faticato non poco a individuare il materiale a causa dell’intensità delle radiazioni: il livello riscontrato all’interno dei reattori si è rivelato fino a 5 volte superiore quello ipotizzato.

 

La buona notizia di oggi è che, finalmente, il robot è riuscito a spostare alcuni pezzi di combustibile radioattivo, primo tentativo in assoluto per capire quanto sia fragile il materiale. Un procedimento che richiede tutta la cautela del caso: il combustibile fuso è molto instabile e potrebbe portare a esplosioni durante i lavori di neutralizzazione che prevedono l’immersione in composti inerti. Senza contare che rimane alto anche il rischio di infiltrazioni dal pavimento del reattore fino al suolo.

Secondo quanto comunicato dalla stessa TEPCO, la sonda telecomandata inviata nell’Unità 2 è stata in grado di catturare cinque detriti di ridotte dimensioni, sollevandoli per circa 5 centimetri. Un progresso piccolo ma di grande importanza. “Siamo stati in grado di confermare che i pezzi di carburante possono essere spostati […] Abbiamo raggiunto l’obiettivo di questo test”, ha detto Yuka Matsubara, portavoce dell’azienda, ad AFP, aggiungendo che la società prevede di rimuovere alcuni detriti come campione entro marzo dell’anno prossimo.

 

Si tratta di un’operazione complessa considerata la parte più difficile delle operazioni post disastro. La TEPCO vuole rimuovere tutto il combustibile nucleare a partire dal 2021 ma le attività di bonifica sono rallentate anche da un altro problema: l’accumulo di acqua contaminata nell’impianto. Lo spazio nei 900 serbatoi impiegati per lo stoccaggio provvisorio si sta esaurendo e il Governo sta valutando da tempo la possibilità di riversare queste acque nell’oceano Pacifico. La proposta continua però ad essere fortemente osteggiata da residenti, ambientalisti e governi dei Paesi limitrofi.

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