La società che gestisce l'impianto danneggiato dallo tsunami del 2011 ha annunciato l'avvio del recupero di combustibile nucleare: termine delle operazioni previsto per il 2021.
A otto anni dal disastro, le città nei dintorni delle centrali di Fukushima risultano ancora diabitate
(Rinnovabili.it) – Iniziate le operazioni di rimozione del combustibile nucleare dalla centrale di Fukushima, in Giappone. A otto anni di distanza dallo tsunami che investì la costa della regione di Tohoku causando quasi 16 mila vittime e una delle crisi nucleari più gravi dopo il disastro di Chernobyl, la società incaricata della gestione dell’impianto Daiichi, la Tokyo Electric Power (Tepco) ha annunciato l’inizio della rimozione dei primi 566 complessi di combustibile nucleare (usati e non) stoccati all’interno del reattore n°3.
Si tratta della prima operazione di recupero del combustibile dalla data del disastro. Gli operatori della Tepco utilizzeranno apposite bracci robotizzati telecomandati a distanza di 500 metri per estrarre le barre di biossido d’uranio e di Mox (uranio e ossido di plutonio) dalle piscine di raffreddamento dell’edificio 3 per poi reinserirle in un contenitore protettivo. L’intero processo dovrà avvenire sott’acqua per prevenire il rischio di perdite radiottive. Secondo Tepco, la rimozione di tutte le 566 barre di combustibile verrà completato entro marzo 2021.
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La stessa operazione verrà effettuata anche sui reattori 1 e 2 della centrale e dovrebbe arrivare a completamento entro il 2023. Nel 2014, la Tepco ha portato a termine la rimozione di tutte le 1.535 unità di combustibile nucleare stoccate nel reattore 4, uno dei più danneggiati dallo tsunami. La messa in sicurezza degli impianti nucleari è prevista entro i prossimi 40 anni.
L’annuncio della Tepco è arrivato il giorno seguente l’invito del primo ministro, Shinzo Abe, a ripopolare i dintorni della centrale di Fukushima. A marzo, il Governo nipponico aveva revocato l’ordine di evacuazione per la città di Okuma, uno dei due centri abitati più vicini alle centrali di Fukushima, ma al momento solo 367 residenti su 10.341 (il 3,5%) risulta rientrato nelle proprie case.
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