(Rinnovabili.it) – I livelli di radiazioni nella centrale di Fukushima non sono mai stati così alti dal marzo 2011, quando una combo di terremoto e tsunami ha causato il peggior disastro ambientale della storia del Giappone. L’azienda che gestisce l’impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), ha annunciato oggi che le rilevazioni atmosferiche hanno raggiunto l’incredibile soglia di 530 sievert per ora. I dati sono stati registrati all’interno del guscio di contenimento del reattore numero 2 e superano di gran lunga qualsiasi rilevazione precedente, tanto che alcuni esperti li hanno definiti “inimmaginabili”. Immediatamente dopo il disastro, le radiazioni era state valutate in 73 sievert per ora. Una dose di 4 sievert è mortale nel 50% dei casi, mentre una di 6 sievert uccide qualsiasi essere vivente nel giro di poche settimane.
E non è tutto. La Tepco ha anche annunciato che il guscio di contenimento è bucato. Il foro avrebbe un diametro di circa un metro e sarebbe stato causato dal combustibile nucleare esausto, non appena il sistema di raffreddamento dell’impianto è andato fuori uso 6 anni fa. Il portavoce della compagnia, ad ogni modo, non si sbilancia e parla per il momento soltanto di ipotesi: “Crediamo che le immagini che abbiamo ottenuto offrano informazioni molto utili, ma dobbiamo ancora proseguire con le indagini dal momento che è davvero difficile comprendere le reali condizioni all’interno del guscio”.
La scorsa settimana la Tepco aveva localizzato almeno parte del combustibile esausto proprio nel reattore numero 2. Un’immagine confusa e sgranata, ma per i responsabili della compagnia sufficiente per far scattare il passo successivo nel piano di decommissioning. La nuova fase prevede l’invio di un robot, ribattezzato Scorpione, che si farà carico della rimozione del combustibile.
Ma i livelli di radiazioni registrati oggi rendono tutto più complesso. Il robot, infatti, è progettato per resistere ad una dose massima di 1000 sievert. Ciò significa che una volta all’interno del reattore non potrà lavorare che per due ore al massimo. Già in passato la Tepco aveva provato a usare un robot, che aveva miseramente fallito la missione proprio a causa delle radiazioni. È l’ennesimo intoppo in un processo di decommissioning più che problematico, che ha visto lievitare i costi fino a 170 miliardi di euro, cioè il doppio della stima iniziale.